L’errata querela di falso alla Corte tributaria impone la translatio iudicii
La Corte tributaria deve assegnare un termine per proporre la querela al Tribunale
Nel processo tributario può emergere la necessità di contestare la validità delle affermazioni contenute in un atto pubblico, il caso classico è la firma presente nella relata di notifica.
Ciò può avvenire solo mediante un particolare procedimento di natura giurisdizionale che prende il nome di querela di falso, da instaurarsi presso il giudice civile.
Con la pronuncia n. 7174 di ieri la Cassazione ha sancito che qualora, per errore, la querela di falso sia stata proposta nel processo tributario, occorre applicare gli artt. 221 c.p.c. e 355 c.p.c. in via analogica, quindi la Corte tributaria deve assegnare un termine per la proposizione della querela di falso avanti al tribunale competente, ove la domanda non sia ancora instaurata, provvedendo contestualmente alla sospensione del processo.
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