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LETTERE

La figura professionale del commercialista dà fastidio al fisco

Martedì, 31 agosto 2021

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Gentile Redazione,
mi permetto di commentare la politica di “disintermediazione” che il fisco vuole attuare e in particolare un recente intervento del Presidente ANC Mario Cuchel.
A me sembra che il Presidente abbia espresso in maniera molto “ordinata” un pensiero che è ormai quello di tutti i commercialisti.
Quello che, però, occorre domandarsi è la motivazione per la quale il fisco sia orientato verso questo obiettivo.

Sono anni che sostengo (naturalmente la mia voce ha una diffusione molto limitata) che la figura professionale del commercialista dà fastidio al fisco. Siamo l’unico soggetto in grado di contestare scientemente e con cognizione di causa le decisioni dell’Agenzia delle Entrate. Tolti noi, avrà mano libera per determinare i debiti di imposta senza che alcuno possa obiettare alcunché. Si passerà dal ruolo di contribuenti a quello di veri sudditi del fisco. Tolti noi, chi sarà in grado di eccepire l’errore del fisco? La manovra è molto semplice: si fa passare la disintermediazione per qualcosa di positivo per il contribuente (non avrà più il commercialista da pagare) per poterlo avere in pugno e farne quello che ne vuole.
Davvero il Presidente, e con lui tutti i vertici della nostra categoria, non l’ha capito?

Quello che, però, non risulta ulteriormente chiaro è che con la figura del commercialista cadono anche milioni di posti di lavoro: il personale dipendente degli studi, le case di software ed i loro dipendenti, le società che gestiscono l’aggiornamento fiscale, i giornali specialistici, ecc, non ultimi i nostri vertici!
Ci sarà, a livello mediatico, un silenzio davvero assordante, nel quale il fisco agirà indisturbato.

È questo che si vuole? Se l’obiettivo dei nostri vertici non è questo, come ci si auspica, perché non prendono delle iniziative concrete volte a scoraggiare il proseguimento di questa via?
Non ha senso minacciare scioperi fiscali con ricadute in termini di sanzioni verso i nostri assistiti; un metodo potrebbe essere quello di presentare i modelli F24 con codici tributo sbagliati, per poi mandare una lettera correttiva all’Agenzia delle Entrate, questa manovra è a costo zero, perché non sanzionata, però comporterebbe una mole di lavoro agli uffici davvero notevole, se l’iniziativa fosse molto diffusa. Gli strumenti li abbiamo, ma non li vogliamo adottare: preferiamo parlare il “politically correct” e non ottenere niente, aspettando che il misfatto si compia.

Io sono in età da pensione, per cui non mi preoccupo per me, ma per i professionisti più giovani che hanno scommesso il loro futuro su questa professione, che hanno affidato la loro vita a questo lavoro e che non è detto che siano in grado di riconvertirsi in altre realtà.
Puntiamo i piedi oggi, cari vertici, forse siamo ancora in tempo, se è anche vostro interesse, altrimenti continuate pure a parlare a vanvera.


Gennaro Saccone
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Savona

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