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LETTERE

Con le lettere di compliance ai forfetari abbiamo passato il segno

Sabato, 23 settembre 2023

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Gentile Redazione,
oramai abbiamo perso il senso della misura. Ricordo quando 20 anni fa, quando cominciavo la professione, si correva per stare dietro ad adempimenti ancora cartacei e si cominciava a parlare di digitalizzazione e semplificazione. Parole e propaganda. In questi 20 anni abbiamo solo visto aumentare gli adempimenti, complicare le procedure, creare una ridondanza di attività cui il contribuente si è dovuto sottoporre.

In realtà il contribuente non sa nulla di cosa è successo se non l’introduzione della fatturazione elettronica perché tutti questi lavori ce li siamo sobbarcati noi professionisti. Sottocosto come sempre, in una silenziosa rassegnazione verso le istituzioni. Istituzioni che ogni volta hanno pavoneggiato decreti semplificazioni e alleggerimento dei carichi burocratici per le imprese, arrivando anche a dire che il commercialista sarebbe diventato superfluo. Già lo dichiarano da anni con i 730 precompilati: chi li fa sa quali buchi, voragini ci sono, ma la televisione dice che è tutto pronto e basta un click, per cui i clienti non giustificano alcun onorario per un qualcosa che è già pronto. Tra un po’ accadrà anche con le liquidazioni IVA e con le dichiarazioni dei redditi, annunciano, propagandano. Intanto chi sta dietro a questo lavoro siamo solo noi. Che lavoriamo, sudiamo, ci prendiamo responsabilità spropositate per il compenso che richiediamo.

Sì, perché forse qualcuno non si è reso conto che mentre un tempo tutto ciò che riguardava l’IVA consisteva nel calcolo dell’IVA periodica, la consegna dei modelli F24, comunicazione dati IVA e la dichiarazione IVA (per un totale complessivo di 15 adempimenti al massimo in un anno), oggi non è più così. Oggi con la fatturazione elettronica ogni fattura è diventata un adempimento perché per ogni fattura inviata tardivamente bisogna provvedere con un ravvedimento operoso, quindi ogni fattura emessa è un adempimento; poi ci sono le LIPE e così via. E noi siamo responsabili di star dietro a ogni adempimento e/o supportare il cliente per regolarizzarlo quando sbaglia qualcosa.

Ma andando oltre al nostro ruolo di esecutori e di maghi nel sostenere un’impalcatura fatta coi fiammiferi, ci rendiamo conto che questo stato ha creato solo occasioni utili per sanzionare il contribuente? Perché un ravvedimento per ogni fattura inviata tardivamente se non c’è alcuna conseguenza sull’IVA e quindi un danno erariale? Perché più adempimenti si inseriscono e più è facile che qualcosa scappi e si crei l’occasione di sanzionare. È utile all’economia o è solo utile a mantenere un carrozzone che spreca miliardi di risorse e le deve andare a prelevare nelle tasche di chi lavora?

Adempimenti inutili come la dichiarazione dei contributi erogati durante il COVID: uno Stato che ha erogato dei contributi a fronte di autodichiarazione del contribuente (primo adempimento), a fronte della compilazione del quadro dichiarativo (secondo adempimento), dopo aver pubblicato su svariati siti i dati dei contributi erogati, richiede che tali contributi vengano resi pubblici sul proprio sito o nel bilancio (terzo adempimento) e poi obbliga a effettuare un’ulteriore dichiarazione (quarto adempimento). Ma ci rendiamo conto? Un adempimento con tanto di dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà non era sufficiente? E per cosa avendo tutti i dati a disposizione? Per sanzionare in caso di mancata comunicazione.

Ora con le lettere di compliance abbiamo superato la soglia. Prendono in giro tutti e noi per primi visto che la propaganda del regime forfetario è stata: non avrai più bisogno del commercialista. A me sta bene che il forfetario faccia tutto da sé, ma un regime senza obbligo di tenuta delle scritture contabili e che non abbia alcuna utilità e interesse a farsi intestare fatture passive ora debba pagare un ravvedimento operoso perché ha agito nel limite di ciò che gli era concesso con questo regime semplificato non è accettabile. Allora i controlli Entratel avrebbero dovuto segnalare un errore bloccante. E invece, giustamente, così non è stato.

È ora di fare il nostro lavoro e tutelare le imprese e non assecondare questo Stato pervaso da una burocrazia col solo fine sanzionatorio e senza alcuna utilità produttiva. E nel nome non di una rivoluzione emotiva, ma dello Statuto del contribuente, che asserisce che il contribuente non può essere chiamato a effettuare adempimenti fiscali laddove l’Amministrazione finanziaria disponga di tutti i dati utili per effettuare controlli, vanno rispettati i 60 giorni per l’applicazione di modifiche agli adempimenti fiscali (parliamo delle modifiche alle cessioni dei crediti dei bonus edilizi?), il contribuente va messo in condizione di svolgere in autonomia gli adempimenti pur non avendo competenze specifiche. È solo un pezzo dell’art. 6 dello Statuto del contribuente, ma ci si rende conto che l’Amministrazione finanziaria lo ha disatteso oramai da anni?

E i professionisti in blocco dovrebbero rispondere: questi atti sono in violazione dell’art. 6 dello Statuto, si richiede l’intervento del Garante del contribuente per l’accertamento dei presupposti dell’atto emesso o dell’adempimento introdotto con la norma tal dei tali.


Amedeo Zoggia
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Torino

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