La nostra categoria dovrebbe usare di più soluzioni applicative in ambito IA
Egregio Direttore,
la settimana scorsa ho partecipato come spettatore alla tavola rotonda del Congresso nazionale sull’intelligenza artificiale.
Illustri relatori hanno evidenziato che la categoria dei dottori commercialisti non è al passo con la tecnologia, e in quanto membro della Commissione “Intelligenza Artificiale e Bilanci” istituita dal Consiglio nazionale non posso che essere d’accordo.
D’altro canto, però, la stessa esistenza della mia Commissione, e il fatto che ve ne siano anche altre due sull’intelligenza artificiale, testimoniano la tempestività del Consiglio nazionale nell’interessarsi a questi argomenti.
Molta enfasi è stata data all’aspetto etico dell’intelligenza artificiale e agli effetti che l’adozione di questa tecnologia potrebbero comportare sulla nostra professione: per quanto questi siano temi di sicura rilevanza, ritengo che l’Ordine debba essere più coraggioso e fermo nel suggerire ai propri iscritti l’uso di soluzioni applicative tecnologiche in ambito IA. Lasciare questo potere alle (solite) software house rischia di escludere alcuni colleghi dall’evoluzione tecnologica, a causa della mancanza di conoscenza delle novità e dei possibili costi elevati, soprattutto in fase iniziale.
La scarsa affluenza al workshop pratico che ha seguito la tavola rotonda non ha fatto che confermare la mia impressione: poco si sa, poco si spiega, poco si fa.
Federico Loffredo
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Venezia