Noi praticanti commercialisti, penalizzati dall’accordo MIUR-CNDCEC
Egregio Direttore,
vorrei poter esprimere attraverso questa lettera, a nome mio e di tutti coloro che si trovano nella stessa situazione, la rabbia e allo stesso tempo la delusione che derivano dall’analisi della Convenzione Quadro siglata il 13 ottobre 2010 tra il CNDCEC e il MIUR (si veda “CNDCEC, accordo sul tirocinio: due anni su tre si faranno nelle Università” del 14 ottobre scorso), e ripresa integralmente nell’Accordo firmato il 27 gennaio 2011 fra l’Università Cà Foscari di Venezia e l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Venezia.
Qual è il problema? L’art. 3 del suddetto Accordo fa specifico riferimento ai contenuti dei corsi di laurea specialistica per i quali viene previsto l’esonero dalla prima prova dell’esame di Stato per l’accesso alla Sezione A dell’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. Tali contenuti consistono nell’acquisizione, durante il biennio magistrale, di 48 crediti formativi suddivisi in diversi ambiti disciplinari. Peccato che 9 di tali crediti formativi appartengano a quattro diversi ambiti disciplinari già previsti nella precedente laurea triennale classe 17. La laurea specialistica classe 84S è stata “confezionata” dall’Università Cà Foscari come prosecuzione di un percorso formativo che avrebbe avuto come sbocco naturale la Professione del Dottore Commercialista e, pertanto, sarebbe stato assurdo e inutile riproporre nel piano di studi specialistico esami già sostenuti nella triennale classe 17.
In base a quanto detto, ecco che un laureato con laurea triennale classe 17 e laurea specialistica classe 84s si trova a non poter ora usufruire del sopraccitato esonero perché, secondo il MIUR, in difetto di crediti.
Ma stiamo scherzando? Già il fatto di prevedere un esonero solo per alcuni e non per tutti coloro che intraprendono il percorso della pratica professionale di Dottore Commercialista è una discriminazione allucinante, soprattutto perché non risulta a questo punto comprensibile il motivo per il quale nel 2008 è stata inserita la terza prova scritta, ma lo diventa ancora di più nel momento in cui chi “fissa le regole” non sa se queste sono compatibili oppure no con il sistema.
Di certo non voglio sminuire l’importanza della funzione dell’esame di Stato quale momento di verifica dell’avvenuta acquisizione delle conoscenze e competenze professionali, cosa che peraltro, a mio modesto parere, si acquisisce soprattutto sul campo più che in sola compagnia dei libri, sto solo lamentando un’ingiustizia probabilmente derivante da un mancato approfondimento.
Una soluzione deve essere trovata soprattutto per tutti quelli, come noi, ai quali il percorso universitario 3 (classe 17) + 2 (classe 84S) è stato fin dall’inizio “sponsorizzato” come propedeutico alla Professione di Dottore Commercialista e come futura “agevolazione” in termini di esonero in sede di esame di Stato.
L’unica soluzione che è stata presentata è quella di sostenere un ulteriore esame all’università per ottenere, nel mio caso, imprescindibili 5 crediti di cui sarei in difetto. No comment.
Il CNDCEC ha sollevato la questione con il MIUR a settembre 2010. E il MIUR?
Anastasia Chartofilakas
Praticante Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Venezia
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