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LETTERE

Che non sia più la stessa professione di cui mi sono innamorato da ragazzo?

Venerdì, 5 agosto 2011

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Gentile Redazione,
in riferimento alla nostra professione:
- alla luce del problematico periodo che tutti viviamo a contatto con la clientela che, come noi, subisce la difficile congiuntura del “mercato”;
- in considerazione della quasi totale assenza di esclusive per gli iscritti al nostro Ordine, eccezion fatta per le curatele, l’attività sindacale, le perizie e poco altro;
- constatata la concorrenza di associazioni di categoria, tributaristi, consulenti, centri servizi e di chiunque decida, anche non diplomato o addirittura senza licenze, di occuparsi di contabilità, bilanci, ragioneria e tributi, anche elargendo consigli e pareri;
- in considerazione dei più disparati e maldestri tentativi di riforma delle sgradite professioni (dall’Onorevole Mastella fino ad oggi, quando si propone di abolire l’esame di Stato);
- considerato che L’Erario ci considera dei “parasubordinati” sgraditi, ma necessari e a buon mercato, che non possono esimersi da qualunque genere di elaborazione e/o invio telematico;
- preso atto che il contribuente, e quindi anche noi, è in balia ogni anno di un decreto anticrisi, una manovra d’estate, un decreto Milleproroghe, una finanziaria, e così via;
a malincuore mi chiedo seriamente se la nostra professione sia ancora la stessa che ho conosciuto da ragazzo, quando me ne sono innamorato.

Credo che questa domanda se la stiano ponendo molti colleghi e devo prendere atto che il solo fatto di porsi una domanda del genere è grave.


Stefano Filippetto
Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso

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