ACCEDI
Mercoledì, 25 giugno 2025 - Aggiornato alle 6.00

LETTERE

Se l’opinione pubblica ci condanna è colpa dei media: invitiamoli a Parma

Venerdì, 12 agosto 2011

x
STAMPA

Spettabile Redazione,
ho colto in molte delle lettere che sono state inviate da colleghi di ogni parte d’Italia la consapevolezza di come oggi l’attività professionale sia considerata, dai più, in maniera assolutamente negativa, quasi fossimo parassiti succhiasangue, o ancor peggio i nuovi “untori”, che grazie ai loro “privilegi” impediscono di fatto lo sviluppo del Paese.

È evidente che questo sentire comune è influenzato dai media controllati dai partiti e dal capitale, nonché da buona parte del baronato accademico.
Ho colto anche e finalmente, seppure con diverse reazioni, la consapevolezza sulla pretestuosità delle proposte di una parte dei nostri politici, quelli che, per intenderci, ci vogliono “cancellare” e che, approfittando del sentire comune da essi stessi promosso, intendono in realtà perseguire non lo sviluppo del Paese, bensì la possibilità di controllarlo maggiormente, riconoscendo ai propri accoliti l’attività di assistenza ai contribuenti e il profitto che essi pensano sia insito nelle nostre attività.

L’Agenzia delle Entrate che, di fatto, diventa arbitro anziché parte dell’aspetto fiscale nazionale. I CAF che sono diventati un’appendice dell’Agenzia delle Entrate. I nuovi accertamenti che, a causa dei termini ristretti per ottenere le sospensioni, assumono efficacia esecutiva. Il defenestramento dei professionisti iscritti ai rispettivi Albi dall’attività di giudici nelle commissioni tributarie. Il sempre maggior uso o abuso del principio dell’“abuso del diritto”, ormai trasformatosi senza controllo in una caccia alle streghe. Il calpestamento quotidiano dei principi contenuti nello Statuto del contribuente. La mancata convocazione delle nostre categorie ai tavoli ove si discute come ottenere il rilancio economico del Paese.

Ebbene, di fronte a tutto ciò, rispondendo a una vostra precisa domanda sul perché noi non fossimo presenti ai tavoli suddetti, il Presidente di Confprofessioni risponde semplicemente che non siamo stati invitati.
Ma come, proprio ora che è il momento di urlare le nostre ragioni, ci mettiamo a fare gli agnellini?

Si spende tanto denaro per la pubblicità cartellonistica dei servizi offerti dalla nostra categoria e non siamo capaci di comunicare o quantomeno far sentire le nostre ragioni proprio presso quei media che ci condannano, presumendo o lasciando intendere di conoscerci solo attraverso negativi fatti di cronaca.
È possibile che non riusciamo a far capire alle masse il brutto scherzo che si sta architettando alle loro spalle.
Bene! Può darsi che non serva a nulla, ma almeno proviamoci.
In ottobre, a Parma, ci sarà un appuntamento importante.
Sono stati invitati i media nazionali? Ci sarà uno spazio destinato alla verità sulla nostra professione?


Roberto Perito
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna

TORNA SU