Studi di settore: rendiamo obbligatoria l’asseverazione del professionista
Caro Direttore,
volevo comunare un’idea per cercare rendere pienamente operante l’istituto degli studi di settore in modo che diventi uno strumento non vessatorio dei contribuenti, ma un mezzo per ridurre o perlomeno stabilizzare la pressione fiscale. L’idea è piuttosto semplice e consiste nel rendere obbligatoria l’asseverazione degli studi di settore da parte di un professionista abilitato, con le modalità attualmente previste per l’asseverazione facoltativa.
La cosa potrebbe funzionare, in quanto quei professionisti, consulenti delle imprese, che si dovessero comportare in modo irresponsabile nella compilazione, ne risponderebbero direttamente e personalmente.
Per quanto riguarda l’istituto della compensazione dei crediti IVA, il visto di conformità ha funzionato riducendo in modo decisivo le indebite compensazioni.
Si ottiene di più con norme tese alla responsabilizzazione del contribuente e dei suoi consulenti che con quelle che inaspriscono solamente le sanzioni.
La corretta compilazione degli studi di settore potrebbe fornire gli elementi per una seria ed equa revisione dello stesso strumento accertativo.
Inoltre, finalmente, le risorse che si riuscirebbe a reperire potrebbero essere destinate esclusivamente alla riduzione delle imposte applicate su chi già le paga.
Giacomo Orazzini
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pisa
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Caro Collega,
l’idea di fondo è assolutamente corretta e l’esempio che richiami, quello dei risultati prodotti dal visto di conformità sulle compensazioni IVA, è più che calzante.
In verità, un simile ragionamento, anche alla luce dei risultati ottenuti, dovrebbe essere proprio di chi gestisce il Fisco italiano, nell’Agenzia delle Entrate e nel Ministero dell’Economia, più che dei commercialisti italiani.
Per questi ultimi si tratterebbe infatti di aggiungere, per l’ennesima volta, responsabilità pubblicistiche a responsabilità privatistiche, senza adeguati riconoscimenti in contropartita.
Quando i vertici della macchina fiscale italiana capiranno, se mai vi riusciranno, che, a livello di grandi numeri, i commercialisti italiani non solo non sono organici all’evasione fiscale, ma sono anzi disponibili a valutare con serenità una richiesta di collaborazione crescente, se accompagnata dal rispetto e dalla remunerazione che questa collaborazione crescente merita, sarà la volta buona che si passerà da inutili contrapposizioni a utili passi avanti sul fronte della lotta all’evasione fiscale.
Enrico Zanetti
Direttore Eutekne.Info
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