Per il Ministero, siamo revisori a tutti gli effetti o solo parzialmente?
Caro Direttore,
è con profondo sgomento che il 30 novembre ho ricevuto dal Ministero dell’Interno – Direzione per la finanza locale un laconico messaggio PEC con il quale in sintesi mi si comunica che la mia domanda di ammissione nell’elenco dei Revisori degli Enti Locali, regolarmente presentata nei termini, non è stata accettata per il mancato raggiungimento di 15 crediti previsti dall’art. 4 del decreto del Ministero dell’Interno del 15 febbraio 2012.
Il laconico messaggio, a firma del Direttore centrale del Ministero, mi segnala inoltre che alcuni dei crediti da me attestati sono riferiti ad eventi formativi non riconosciuti dall’amministrazione. Eventi formativi che, invece, il nostro Consiglio Nazionale, sono convinto, in concerto con lo stesso Ministero dell’Interno, con l’Informativa 28/2012 aveva segnalato come riconosciuti/riconoscibili ai fini dell’iscrizione nell’allora costituendo elenco dei Revisori degli Enti Locali.
Senza entrare nel merito di cosa ha fatto e cosa soprattutto farà il nostro Consiglio Nazionale davanti a questa non ammissione, che – sono convinto – avranno ricevuto anche altri colleghi, (mi auguro a questo punto che parta da subito dal nostro Consiglio una lettera di forte protesta a nome di tutti gli iscritti ed un invito al Ministero a rivedere o interrompere immediatamente la procedura di rilascio e pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’elenco definitivo), mi domando piuttosto come sia possibile che il Ministero possa respingere la domanda d’iscrizione di un soggetto che è revisore da tre anni di un Comune con più di 60.000 abitanti, è iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti da più di 16 anni ed è iscritto da più di 13 anni al registro dei Revisori Contabili ora Revisori Legali dei conti, che per di più ha assolto ogni anno, nel rispetto delle regole, la formazione professionale continua.
Hanno capito o no il nostro legislatore e l’apparato amministrativo della Pubblica Amministrazione che stiamo vivendo la crisi economica più devastante degli ultimi 90 anni ?
E mi domando, infine, cosa direbbe il Direttore Centrale del Ministero dell’Interno che mi ha inviato la laconica PEC, con la quale mi si comunica il non riconoscimento dei crediti formativi (per altro regolarmente assolti in tema di revisione legale dei conti e di diritto amministrativo), se domani mattina il Ministro si svegliasse e dicesse che tutti coloro che non hanno la laurea in “Scienze...” decadono dall’incarico di Direttore Generale e concludesse la comunicazione con questa frase “La S.V. potrà presentare domanda di inserimento nell’elenco nella successiva fase in corso di prossimo avvio”.
Siamo revisori legali a tutti gli effetti o lo siamo solo parzialmente?
Cosa diremo ai nostri figli visto che stiamo costruendo un Paese dove è necessario essere “abilitati” anche per fare una semplice passeggiata in un parco pubblico ?
Lascio al Lei la risposta alle mie domande e soprattutto lascio ai colleghi, che forse leggeranno questa mia garbata lettera di protesta, una semplice considerazione: se non c’è più alcuna certezza del diritto nel nostro Paese, visto che un professionista che potrebbe ricoprire la carica di sindaco di una multinazionale quotata in Borsa a Milano e a Londra non può essere eletto revisore di un Comune con 300 abitanti, chi difende i nostri diritti di professionisti e di cittadini di fronte a tutto ciò?
Claudio Miglio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma
***
Caro Collega,
la tua lettera è perfetta.
Centri il punto e metti in evidenza l’assurdità di quello che sta avvenendo con la lucidità propria di chi mantiene la calma e non si lascia andare a sterili sfoghi.
Perdonaci sin d’ora se utilizzeremo molti dei tuoi spunti e paragoni per cercare di rilanciare a nostra volta questo messaggio in tutte le sedi opportune.
Di fronte a questo tipo di follie, ci sono tre modi in cui gli appartenenti ad una categoria ingiustamente danneggiata possono porsi: non fare nulla; andare a protestare sotto le finestre dei propri vertici; andare a protestare sotto le finestre del Ministero dell’Interno.
La prima via, in un caso come questo, rende quella categoria meritevole di tutte le bastonate che riceve.
La seconda via è quella tipica di chi vede nel disagio più uno strumento di lotta politica interna che un problema da affrontare e risolvere.
La terza via è quella che può forse far finalmente arrivare, là dove deve arrivare, il messaggio che la misura è colma e che a ritenerla tale non è una ristretta cerchia di rappresentanti sindacali e istituzionali più o meno rappresentativi e più o meno credibili, ma un’autentica folla di persone in carne ed ossa.
Quella lettera del Ministero ci sarà pur qualche funzionario che l’ha firmata e qualche capo di gabinetto che l’ha autorizzata.
Ebbene: non sarebbe doveroso che tutti coloro i quali hanno ricevuto questa lettera, oltre a tutti coloro che vogliono esprimere la loro solidarietà, gratificassero questi solerti servitori dello Stato di un fragoroso applauso, tra cori di incitamento e canti di giubilo, proprio lì sulle scale di ingresso del Ministero che così bene conducono?
Qualcuno che organizza e via.
Enrico Zanetti
Direttore Eutekne.Info
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41