CUD ai pensionati via internet: il vero «risparmio» sarebbe ben altro
Gentile Redazione,
mio padre ha compiuto novant’anni nel 2012 e, per sua fortuna (dico io che non ne posso più di PIN, password, codici utente, chiavi crittografate e altre diavolerie similari), il PIN rappresenta ancora unicamente un albero.
Di computer non se ne intende ed è rimasto all’Olivetti a nastro.
Dovrebbe, invece, dotarsi di PIN, entrare in Internet e scaricarsi il CUD per poter fare il suo 730 e recuperare quei pochi euro che gli spettano per le spese mediche e gli altri oneri che sostiene annualmente.
Un anziano – non ci sono “arrivati” i disgraziati redattori dell’art. 1 comma 114 della L. n. 228/2012 – si agita per un nonnulla, soprattutto se magari solo al mondo o quasi (fortunatamente, questo non è il caso di mio padre).
Il citato comma 114 stabilisce però che, “a decorrere dall’anno 2013, gli enti previdenziali rendono disponibile la certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente, pensione e assimilati (CUD) in modalità telematica. È facoltà del cittadino richiedere la trasmissione del CUD in forma cartacea. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Inviargli un CUD a casa certo non rappresentava un problema per nessuno, ma il risparmio nazionale lo impone, senza considerare ovviamente che il putiferio che si scatenerà per “n” anziani in Italia con telefonate, richieste di chiarimento agli sportelli e caos totale per l’ignoranza della cosa da parte dei diretti interessati, avrà un costo sociale ben più alto del risparmio ottenuto.
E, alla fine, il povero pensionato potrà comunque ottenere, dopo mille peripezie e disagi, il suo atteso CUD al prezzo di 3,27 euro anche senza Internet.
Vergogna: nemmeno per la tranquillità dei pensionati si è avuto un minimo di rispetto. È ben altro il vero progresso, ben altro il vero risparmio.
Giorgio Manfioletti
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Trento
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