Sul collegio sindacale non cerchiamo all’esterno colpe interne alla categoria
Gentile Redazione,
ho apprezzato moltissimo l’editoriale di oggi (lunedì, ndr) di Giancarlo Allione sul tema mai ribadito a sufficienza del collegio sindacale e della sua utilità nell’ambito aziendale e, più in generale, del tessuto economico generale (si veda “Commercialisti tra proroghe e collegio sindacale” del 23 maggio).
In particolare concordo in toto sul fatto che certa stampa legata all’ambito dell’associazionismo imprenditoriale abbia spesso remato contro quest’organo, visto come una tassa aggiuntiva ed un costo inutile da minimizzare; con la conseguenza che ormai sono la regola situazioni in cui ad ogni rinnovo l’imprenditore ci mette sul mercato, acquisendo preventivi al ribasso sempre più spesso accettati da colleghi disperati disposti per un tozzo di pane a trasformarsi in candidati “bancomat” di qualche curatela fallimentare.
Purtroppo però mai come in questo caso il detto “chi è causa del suo mal pianga sé stesso” si adatta pienamente alla situazione.
Per troppi anni infatti, una larga fetta di nostri stimati colleghi non ha fatto nulla o quasi per smentire la funzione parassitaria del collegio, limitandosi ad un paio di visite annuali in azienda ed a verbalini che constatavano unicamente la regolarità dei versamenti di F24, l’aggiornamento delle scritture e il saldo della cassa; dati che magari non si prendono manco la briga di estrarre in prima persona, demandando il compito al personale amministrativo dell’azienda.
Puntuali erano invece le notule a tariffa piena, spesso con l’aggiunta della spudoratezza dei consulenti delle società che nominavano nel collegio propri collaboratori di studio, tanto per non lasciarsi sfuggire nemmeno una goccia.
In situazioni del genere è del tutto ovvio che un imprenditore viva la presenza del collegio come un obbligo improduttivo e non ne percepisca appieno l’utilità in primis per l’azienda stessa.
Dall’altro lato i sindaci che hanno fatto il loro lavoro con estrema leggerezza si ritrovano poi a versare le più classiche lacrime di coccodrillo quando il Tribunale bussa a denari (e spesso non solo). Anche in società che venivano trattate con leggerezza in quanto ritenute solide ed incrollabili prima che la crisi iniziasse a mietere la sua nutrita schiera di vittime.
La strada ormai è segnata e chi ha deciso di proseguire nello svolgimento di questa funzione dovrà adattarsi a compensi sempre più all’osso a fronte di controlli e rischi sempre maggiori e insostenibili; ma ormai è inutile andare a cercare all’esterno colpe che in larga misura sono tutte interne alla nostra categoria. Mal voluto non è mai troppo, come si dice dalla mie parti.
Alessandro Lumi
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pistoia
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41