Nessuno si attiva sul cumulo giuridico per le sanzioni degli intermediari
Gentile Redazione,
mi è capitato questi giorni di incontrare colleghi che, per un disguido telematico, hanno inviato tardivamente come intermediari (dopo i 90 giorni canonici di tolleranza) le dichiarazioni IRAP dei loro clienti e saranno assoggettati sicuramente, senza alcun intervento normativo ma forse anche regolamentare, con diretto intervento del Ministro sull’Agenzia delle Entrate, a sanzioni più severe di quelle che toccherebbero ai loro clienti per infrazioni di eguale natura.
È vero, questi colleghi possono ricorrere e ottenere, dopo qualche anno, giustizia in Cassazione, ma perché far sprecare loro tante energie, anche economiche, per ottenere quello che è, già oggi, un atto di giustizia che gli potrebbe essere reso con la semplice variazione nella prassi (“l’antica” circolare n. 52 del 2007)?
Vorrei quindi tornare su un tema che ritengo tanto chiaro nelle soluzioni adottate dalla giurisprudenza della Suprema Corte, ormai costante sul tema in oggetto, quanto urgente da risolvere e facile nella soluzione, ove ve ne fosse veramente la volontà.
Con un articolo pubblicato qualche mese fa su Eutekne.info (si veda “Sanzioni con cumulo per il professionista che «dimentica» le dichiarazioni” del 10 febbraio 2016), è stata riproposta all’attenzione l’applicazione dell’istituto del cumulo giuridico per le sanzioni tributarie a carico degli intermediari nei rapporti con il Fisco (noi professionisti), questione che avevo ritenuto doveroso sollevare con un mio intervento del 23 giugno 2015 (si veda “È ora di farci sentire sul cumulo giuridico per le sanzioni degli intermediari”).
L’autore segnalava l’ultima, in ordine di tempo, sentenza della Corte di Cassazione (la n. 2597/2016) che segue ad altre pronunce altrettanto chiare come la n. 11741/2015.
Con la mia segnalazione pubblicata nel 2015, rimarcavo l’opportunità che la dirigenza nazionale della nostra categoria e il Viceministro all’Economia Enrico Zanetti si attivassero da subito per armonizzare la prassi della Agenzia delle Entrate, contraria all’applicazione del beneficio per gli intermediari, con l’ormai costante e chiarissima giurisprudenza della Corte di Cassazione.
Silenzio, su questo come su altre vessazioni, piccole e grandi, subite da noi professionisti, su tutto il fronte.
Non un riscontro, non a chi scrive ma ai colleghi tutti, dal responsabile alla fiscalità del nostro Consiglio nazionale, Luigi Mandolesi e, meno che mai, un’iniziativa in merito da parte di chi ha un ruolo governativo come Zanetti.
La domanda a questo punto sorge perciò spontanea: per chi suona la campana?
A cosa serve avere, per questo e per altri temi che ci angosciano quotidianamente come professionisti, dei rappresentanti di categoria e, proprio nel Ministero competente e con delega specifica, un collega che non trova il tempo di segnalare la cosa a chi di dovere per risolverla subito e bene?
Ettore Capasso
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Latina
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