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LETTERE

La nostra debolezza non sta negli Ordini, ma nell’incapacità di fare sindacato

Mercoledì, 4 maggio 2011

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Gentile Direttore,
è mia intenzione, con la presente, rispondere al collega di Reggio Emilia, Emilio Canovi, che ha trattato il tema del sempre maggior discredito a cui è soggetta la nostra categoria (si veda la lettera di ieri, “Commercialisti sotto attacco costante, anche per colpa dei «vecchi» vertici”).

Da una parte i notai, gli avvocati, le associazioni di categoria e, mi permetto di aggiungere, anche l’Agenzia delle Entrate. Senza contare la “concorrenza sleale” che sempre di più subiamo da parte di molti operatori non abilitati o “para-abilitati”, nonostante una recente sentenza della Corte di Cassazione abbia ribadito la nostra “esclusività” in relazione a molti degli atti in materia civilistica e fiscale. A questo proposito, mi chiedo: perché il silenzio degli Ordini dopo questa sentenza?

Nella sua lettera, il collega Emilio Canovi in qualche maniera chiama alle proprie responsabilità gli Ordini professionali, ma credo che vada fatta un po’ di chiarezza in merito.

Gli Ordini non sono nati come associazioni sindacali di categoria. Il loro ruolo è, o dovrebbe prevalentemente essere, quello di garantire i cittadini che vi si rivolgono (nel nostro caso, i “commercialisti”), verificando la preparazione degli iscritti, la loro serietà e onestà, la corretta applicazione delle norme di deontologia, eccetera. Colgo l’occasione per affermare che, rispetto al servizio che gli Ordini erogano a favore prima della collettività e poi degli iscritti, mi pare anacronistico che l’intero costo di questo “controllo”, non perequato ai servizi offerti, debba gravare solo sugli iscritti medesimi.

Ma chi dovrebbe difendere la nostra categoria sono le associazioni sindacali che, a causa nostra, stentano a decollare. Non per nulla ultimamente la CGIL, consapevole di entrare nella “terra di nessuno”, sta cominciando a occuparsene. Dopodiché, una domanda che mi faccio e faccio a tutti i colleghi: se si dovesse attuare uno sciopero nazionale di qualche mese, diciamo da giugno a settembre, quanti di noi vi aderirebbero? E ancora: esistono forme di protesta alternative?


Roberto Perito
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna

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