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LETTERE

Nel processo elettorale, noi Ragionieri non possiamo solo aspettare i Dottori

Mercoledì, 12 ottobre 2011

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Caro Direttore,
ho letto con grande interesse, ma soprattutto con grande stupore, la lettera scritta dal Presidente AIDC Marco Rigamonti, relativa a quanto sarebbe emerso nel corso del Convegno Nazionale UNAGRACO di Fiuggi (si veda “I Ragionieri puntano sull’unità della Categoria o sulla divisione dei Dottori?” di ieri).

Mi preme sottolineare come sia vero che i Ragionieri commercialisti si siano battuti per anni per l’unificazione degli Albi professionali. Ma è sotto gli occhi dei più come tutte le energie profuse in questo tempo non abbiano poi conseguito sempre i desiderati effetti positivi, dal momento che è rilevabile come, su molte parti del territorio nazionale, la tanto auspicata unificazione non sia di fatto avvenuta.

In occasione del Convegno di Fiuggi, l’UNAGRACO non ha assolutamente voluto mettere in evidenza “presunte” differenziazioni tra la componente dei Dottori e quella dei Ragionieri commercialisti, in quanto è lo stesso sistema elettorale che al momento non consente ai secondi di utilizzare approcci che non siano quelli di dialogare con la categoria, nell’attesa che i Dottori commercialisti, in qualche modo, delineino ed esplichino le loro strategie.
È stato sollevato sì il “problema delle Casse”, ma invero UNAGRACO non ha avanzato alcuna richiesta illegittima, bensì la necessità “previdenziale” di arrivare a una “Cassa ragionieri allargata” ad altre figure, senza che ciò debba destare stupore nei benpensanti. 

Le affermazioni di Rigamonti suscitano comunque profonda indignazione, quando dalle stesse traspira un modo di fare che purtroppo è più comune di quanto si pensi, ma che per fortuna appartiene a una fronda di élite di Dottori commercialisti e non ai tantissimi che ogni giorno svolgono quotidianamente l’attività professionale, e che spesso non viene evidenziato o fatto trapelare proprio per il bene della categoria. Sembrerebbe, per cui, che il Presidente AIDC voglia affermare che i Ragionieri commercialisti non debbano organizzarsi autonomamente, ma, anzi, debbano uniformarsi a quelle linee che – prima o poi – scaturiranno dai Dottori commercialisti, limitandosi quindi i Ragionieri a fornire un semplice contributo di idee (e di voti).
Secondo questo modo di pensare, anche nel procedimento elettorale si arriverebbe a verificare una situazione preordinata, quasi “per legge”, per la quale devono azionarsi sempre e comunque prima i Dottori commercialisti e, solo in un momento successivo, i Ragionieri.

Ci lascia peraltro perplessi come questa singolare presa di posizione provenga da un sindacato: avremmo potuto giustificare una riflessione di questo tipo se fosse pervenuta da quadri istituzionali della categoria, ma non da AIDC, che peraltro associa esclusivamente Dottori commercialisti.
Da questo punto di vista, in un simile circuito a “numero chiuso” posto in essere dall’AIDC, legato tra l’altro a filo doppio con la CNPADC, non comprendiamo bene la natura né i presupposti del monito lanciato all’UNAGRACO, che altro non cerca se non di aggregare intorno a sé la necessità assoluta di portare avanti un programma elettorale.

L’impressione, pertanto, è che il teatrino della politica, seppure in edizione “maggiore” (i Dottori commercialisti per Rigamonti contano di più), sia proprio quello che sta inscenando il Presidente AIDC. Posto che non mi sembra che in questo momento abbia come punto di riferimento programmi lanciati dai Dottori commercialisti, ciò che invece si intravede è il tentativo di evitare che l’UNAGRACO, e quindi la componente dei Ragionieri commercialisti, possa tracciare una linea individuale autonoma rispetto a quelli che potrebbero essere eventuali accorpamenti, figli di apparentamenti che ad oggi sono tutti da verificare e da valutare con obiettività.


Raffaele Marcello
Presidente UNAGRACO

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