Si dovrebbe rispettare l’autonomia di scelta nella formazione professionale
Spettabile Redazione,
non ho resistito, come, altrimenti, sarebbe stato saggio, all’impulso di intervenire sulla lettera scritta dal dottor Massimo Cramarossa (si veda “Sulla formazione continua, cerchiamo di essere chiari e non ipocriti”).
Il dottor Cramarossa dovrebbe dire chiaramente se ritiene la formazione professionale continua utile, inutile o superflua.
Se il dottor Massimo Cramorasca ritiene che la preparazione professionale continua sia utile, preziosa, indispensabile, soprattutto non sostituibile, per esempio, con uno studio individuale dei temi professionali compiuto sui testi e sulle numerose riviste che dottrina ed editoria italiana forniscono, segua tranquillamente i convegni, raggiunga i “punti” richiesti e non si lamenti se altri provvedono altrimenti alla loro preparazione professionale, magari nella modalità anzidetta, non escludendo, s’intende, di partecipare a convegni o seminari che dir si voglia, però in un’autonomia di scelta (responsabilità).
Si ritenga appagato e soddisfatto per quanto apprende negli incontri della c.d. “preparazione professionale continua” nella certezza che il “mercato” premierà la sua competenza e preparazione e sanzionerà l’incompetenza e l’impreparazione altrui.
Non si curi degli inadempienti e non lamenti la mancata partecipazioni di altri colleghi: tutt’al più, partecipi alla comunità la sua meraviglia, il suo stupore, la sua ragionevole incomprensione del fatto che animi ignavi, proclivi all’ignoranza non riescano a cogliere l’opportunità loro offerta di un’elevazione culturale e professionale; non di più. Dovremmo avere e dovrebbe esserci, soprattutto, riconosciuto per il sol fatto di essere stati abilitati all’esercizio di una professione autonoma, cosiddetta liberale, quel senso di responsabilità tale da imporci una preparazione professionale e il suo mantenimento nei modi conseguenti ad una personale “libertà” e congenialità.
Se il dottor Cramarossa ritiene invece che la formazione professionale continua sia inutile o superflua e si risolva in un sacrificio (leggo: “Credo che tutti i colleghi che hanno, con sacrificio [...]”) e in un onere, ritengo sia puerile limitarsi a subirla reclamando di consolarsi imponendo la condivisione dello stesso sacrificio.
Se il dottor Cramarossa ritiene che la formazione professionale continua sia inutile o superflua e si risolva in un (inutile) sacrificio ne chieda l’abrogazione, non la imponga anche ad altri.
Se la minestra è buona, la si mangia senza preoccuparsi di chi non la mangia perché quella rinuncia è scelta consapevole; se è cattiva e malgrado ciò si ritiene di mangiarla, è stupida pretesa e certo non compensa l’oblazione imporne la consumazione anche ad altri.
Claudio Caleffi
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Reggio Emilia
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Gentile Dottor Caleffi,
giusto per mantenere il dibattito sul corretto binario, mi permetto di ricordare che l’obbligo di formazione professionale continua discende non dalla singola autonomia di scelta, ma da un obbligo di legge.
È chiaro che le scelte normative e le relative regole attuative si possono criticare, è altrettanto chiaro che, se queste non vengono cambiate, devono essere rispettate.
Michela Damasco
Direttore Eutekne.info
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