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FMI: l’Italia in recessione nel 2012 e 2013

/ REDAZIONE

Giovedì, 19 gennaio 2012

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Profondo rosso per l’economia italiana nel prossimo biennio. Sullo sfondo una ripresa globale in stallo, frenata soprattutto dalla crisi di Eurolandia, l’Italia si prepara ad andare incontro a due anni di recessione nel 2012 e nel 2013. La doccia fredda arriva dal Fondo Monetario Internazionale, che, nel rimettere mano come di consueto alle proprie previsioni, ha dato una generale sforbiciata alle stime di crescita di tutto il mondo.

Nell’ultimo update al World Economic Outlook, il FMI individua nell’area dell’euro il principale malato che contagia e fa vacillare un po’ tutte le economie internazionali. “La ripresa globale è minacciata dalle crescenti tensioni nell’area dell’euro”, considerata come la “principale ragione” del deterioramento delle prospettive economiche. E ad essa si affiancano e si intrecciano “le fragilità finanziarie altrove”.
Il Fondo avverte dunque che i rischi al ribasso hanno subito un’escalation. Così gli economisti di Washington sono stati costretti a dare un taglio netto a tutte le statistiche e questo in gran parte perché “ci si aspetta che l’economia dell’euro area finirà in una lieve recessione nel 2012”. E ciò come risultato del rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato, della diminuzione del credito bancario all’economia reale e dell’impatto delle nuove misure di consolidamento fiscale.

I numeri del resto parlano chiaro. La crescita mondiale sarà di appena il 3,3% quest’anno e del 4% il prossimo, con una revisione al ribasso, rispettivamente, di 0,7 e 0,5 punti percentuali. Per tutta l’area della moneta unica, invece, è atteso un calo del PIL pari allo 0,5% nel 2012, con una revisione al ribasso di 1,6 punti percentuali. La crescita tornerà invece nel 2013, ma sarà di appena lo 0,8%. Ben peggiore sarà però la situazione italiana. Per quest’anno la contrazione del PIL supererà addirittura il 2%, attestandosi al 2,2%, con un taglio di ben 2 punti e mezzo rispetto alle stime di settembre scorso. E il segno “più” non riuscirà a tornare nemmeno nel 2013, quando il PIL subirà un calo dello 0,3%. (Redazione)

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