I risarcimenti non sono passive income ai fini CFC
Il principio di diritto n. 4 dell’Agenzia delle Entrate, pubblicato ieri, è intervenuto sulla rilevanza di un risarcimento del danno ai fini dell’applicazione della disciplina delle controlled foreign companies ex art. 167 del TUIR.
Secondo l’art. 167 comma 4 lett. b) del TUIR, la seconda condizione che origina l’applicazione del regime CFC è rappresentata dall’esistenza di “passive income”, realizzata quando oltre un terzo dei proventi conseguiti dal soggetto estero controllato rientrano tra:
- interessi o qualsiasi altro reddito generato da attivi finanziari;
- canoni o qualsiasi altro reddito generato da proprietà intellettuale;
- dividendi e redditi derivanti dalla cessione di partecipazioni;
- redditi da leasing finanziario;
- redditi da attività assicurativa, bancaria e altre attività finanziarie;
- proventi derivanti da operazioni di compravendita di beni con valore economico aggiunto scarso o nullo, effettuate con soggetti che, direttamente o indirettamente, controllano il soggetto controllato non residente, ne sono controllati o sono controllati dallo stesso soggetto che controlla il soggetto non residente;
- proventi derivanti da prestazioni di servizi, con valore economico aggiunto scarso o nullo, effettuate a favore di soggetti che, direttamente o indirettamente, controllano il soggetto controllato non residente, ne sono controllati o sono controllati dallo stesso soggetto che controlla il soggetto non residente.
Al riguardo, il principio di diritto osserva che il risarcimento volto a ristorare il pregiudizio conseguente alla preclusa possibilità di esercitare l’attività imprenditoriale per cui la controllata estera è stata costituita e l’inutile sostenimento di rilevanti spese finalizzate all’avviamento dell’attività, non risulta riconducibile ad alcuna delle singole tipologie indicate sopra.
Non si ravvisano, quindi, i presupposti applicativi della disciplina CFC.
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41