Professionisti e intelligenza artificiale, non basta un click
Spettabile Redazione,
ho letto con molto interesse i vostri contributi dedicati al rapporto tra intelligenza artificiale e professionisti.
Personalmente, ritengo che la questione non sia tanto sull’IA, ottimo strumento facilitativo ma non sostitutivo, quanto, e piuttosto, sul fatto che le persone, nell’ottica della tutt’altro che nuova opinione secondo la quale per fare il commercialista “basta un click”, sono disposte a sborsare quattrini per consulenti, umani e non, che, tuttavia, non si assumono la responsabilità di farlo, quel “click”.
Marx parlava di religione come oppio dei popoli, qui mi sembra lo stesso.
ll vero tema dell’IA, e più in generale della sostituzione dei lavoratori grazie alla tecnologia, sta nel progettare una forma di tassazione dei “robot” mediante l’attribuzione a questi ultimi di un reddito figurativo, anche ai fini previdenziali, per coprire il mancato gettito dovuto alla riduzione della forza lavoro. Allora sì che la tecnologia sarebbe a favore di tutti. Guadagnare lo stesso, o anche di più, lavorando meno.
Pensare che tutti possano riciclarsi quali novelli esperti in linguaggi di programmazione e machine learning è, questa sì, pura fantascienza. Oppio, anche qui.
Molto più realisticamente, rischiamo di restare aperti h 24, sette giorni su sette e con paghe da fame.
Emanuele Mugnaini
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Torino
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