Con oltre 600 firme abbiamo espresso al CNDCEC il diffuso disagio rispetto al CPB
Egregio Direttore,
dall’iniziativa di alcuni Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, aderenti a un gruppo social composto esclusivamente da iscritti all’Albo unico nazionale, è maturato un pensiero, un’unica voce che si è velocemente diffusa all’interno della Categoria ed è stata trasmessa ai vertici del CNDCEC. Lo scopo è stato quello di esprimere il diffuso disagio rispetto all’adempimento del concordato preventivo biennale.
Il tutto è stato sintetizzato in una missiva, oggetto di raccolta firme cui hanno aderito oltre 600 iscritti e trasmessa al nostro massimo organismo di rappresentanza affinché lo stesso potesse rendere pubblico il reale sentimento di una Categoria da sempre a disposizione e a favore dello Stato e dei suoi cittadini, e potesse, pertanto, prendere anche una posizione non “contro” il legislatore, ma “a favore” del sentimento dei suoi iscritti.
La lettera è stata inviata il 22 ottobre in forma “privata” e si concludeva con l’auspicio di ricevere una risposta dal CNDCEC e instaurare così un vero e aperto rapporto base-vertice.
Di seguito un sunto di quanto trasmesso:
“Il Concordato Preventivo Biennale, con la sua intensa e frequente evoluzione, ha modificato completamente le aspettative e gli annunci iniziali. Nato come un provvedimento ispirato alla compliance, annunciato come una forma di accordo soggettivo senza automatismi e fondato sul nostro ruolo di interlocutori principali tra i contribuenti e l’amministrazione finanziaria, si è trasformato in un istituto iniquo, privo di alcun fondamento economico, discriminante e pericoloso per le stesse entrate del Paese.
Ricordiamo a titolo esemplificativo, alcuni dei punti che ci hanno portato a scrivere la missiva, ed in particolare:
- la proposta del CPB è ancorata ad un valore statistico già di per sé spesso fallace, ovvero gli ISA. Gli ISA sono mere rappresentazioni statistiche di redditi presunti con numerose criticità di metodo e calcolo. Forfettizzare un reddito è già di per sé lesivo dei nostri principi costituzionali; ancorare due anni fiscali futuri a tale strumento provoca numerose distorsioni tributarie e diffuse casistiche di iniquità fiscale, oltre che distorsioni alla concorrenza;
- il CPB per sua natura dovrebbe nutrirsi di stabilità sistemica e di tempi umanamente e professionalmente adeguati di valutazione per poter funzionare. Rammentiamoci inoltre che esistono già norme a tutela di quanto scriviamo. Lo Statuto del contribuente, ad esempio. Nel mese di ottobre abbiamo assistito ad ulteriori modifiche e novità che possono influenzare la decisione di accedere o meno all’istituto del CPB, prendere una posizione circa il rispetto dello Statuto del contribuente è chiedere il rispetto di normative vigenti promulgate nell’interesse dello Stato. Ed è per questo che in caso di concessione di una proroga, non ci sarebbe da esultare e non sarebbe certo un obiettivo raggiunto, ma sarebbe esclusivamente l’applicazione di una norma;
- la comunicazione scelta intorno a tale strumento ha palesemente raggiunto toni e livelli assimilabili a forme di «minaccia», con l’annuncio della creazione di vere e proprie liste «selettive» di fatto trascurando qualsiasi rispetto nei confronti della libera scelta sulla quale dovrebbe basarsi il comportamento del contribuente;
- infine, non è possibile evitare di citare il «ravvedimento speciale», ultimo arrivato in questa produzione di normative collegate al CPB, istituto palesemente iniquo e evidentemente strumentale, aumentando ancor di più la «discriminazione fiscale» e fornendo autorevolezza a strumenti di catastalizzazione del reddito e presunzione di colpevolezza fiscale, non considerando poi che da esso rimarranno esclusi moltissimi contribuenti, per impossibilità di adesione al CPB o per «libera scelta». In tale contesto, sono molti gli Iscritti che non condividono i silenzi su tutto questo, così come non ne condividono gli elogi e apprezzamenti. È anche da questa analisi che passa l’indipendenza intellettuale e professionale di una Categoria ordinistica. Questo, a nostro parere, rappresenta una preziosa collaborazione tecnica per il miglioramento del rapporto fiscale con i contribuenti”.
Con tale testo, le Colleghe e i Colleghi firmatari hanno deciso di esercitare il loro diritto di opinione con rispetto, educazione e dovere di civiltà, con la speranza di vedere attuato quanto sopra descritto e con l’auspicio di ricevere anche una risposta, in forma “privata” o pubblica, portando il contenuto della missiva anche all’esterno della Categoria.
Per conto dei firmatari:
Alessandro Lini
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pisa
Caterina Serafini
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna
Anna Maria Fancel
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano