Innaturale e frettolosa la modifica del sistema elettorale dei commercialisti
Gentile Redazione,
prendo atto, con grande tristezza, della notizia trasmessami dal Presidente del CNDCEC via whatsapp (sic!), preceduta da un divinatorio comunicato pubblicato già questa mattina su Eutekne.info (ieri, ndr. Si veda “Riforma del DLgs. 139/2005 verso la definizione” del 19 novembre 2024), che il Consiglio Nazionale ha approvato la bozza di riforma del DLgs. 139/2005.
Se, di primo acchito, la riforma contiene giuste indicazioni su molteplici argomenti che stanno a cuore a tutti e che, però, si sarebbero potute introdurre al termine di un percorso naturale e partecipato, la stessa prevede altresì una innaturale e frettolosa modifica del sistema elettorale, della quale non si sentiva affatto il bisogno. Un’accelerazione che stravolge la struttura “Iscritti – Ordini – Consiglio Nazionale”, sulla quale si fonda il nostro ordinamento istituzionale, con una deriva populista nella quale il Presidente e il Consiglio Nazionale vengono scelti direttamente dalla base, con il rischio di minare un sistema che, viceversa, avrebbe necessitato preferibilmente la risoluzione di problemi pratici e prospettici ben più rilevanti.
La rappresentanza di categoria richiede condivisione e non divisione. E per condivisione non è certo sufficiente qualche assemblea nella quale si è lasciato ben poco spazio al confronto che rappresenta sempre, e ancor più quando è costruttivo, la base di ogni istituzione democratica. Non si rischia di disturbare il manovratore se si discute in maniera ordinata sui contenuti proposti, anche quando questi siano volutamente provocatori come sembra essere la previsione del peso elettorale di ciascun Ordine locale, indipendentemente dal numero di iscritti.
Non è con la ricerca puntuale della divisione che si raggiunge il risultato di rendere la nostra Professione riconosciuta e credibile, ma con il lavoro comune di tutti e di tutti i giorni, con il medesimo rispetto per chi lavora sui territori o per chi lavora centralmente.
Uno non vale uno, soprattutto per chi fa della competenza il proprio credo.
Provare a mettere gli Ordini piccoli contro gli Ordini grandi, o gli iscritti, ai quali viene populisticamente riservata una quota di voti nelle elezioni nazionali, contro gli Ordini di appartenenza, legittimi elettori nella nostra attuale piramide ordinistica, non rappresentano le principali necessità di modifica del 139.
Sembra piuttosto un evidente tentativo di modificare le regole del gioco in corsa per continuare a restare saldamente seduti sullo scranno, in spregio al contenuto di quel programma elettorale sulla base del quale è stato eletto l’attuale Consiglio Nazionale ed al quale ho partecipato alla sua scrittura in maniera entusiastica.
Senza dimenticare che, oltre a modificare le regole, il Presidente si potrà proporre per un nuovo mandato, utilizzando, a sua indiscutibile scelta, le ricche risorse di cui è dotato il Consiglio centrale grazie al contributo di ciascun Commercialista, per portare avanti una personalistica campagna elettorale, recandosi in ogni dove a spese degli iscritti.
Se i bagni di folla ai quali abbiamo partecipato in passato possono sembrare un utile strumento di aggregazione, la nostra Categoria – soprattutto oggi – non ha bisogno di populismo o di demagogia, ma deve muoversi su di un sistema rigoroso di dialogo che parta dagli iscritti, passi dagli Ordini che rimangono centrali e, magari, da un maggior ruolo dei Coordinamenti regionali, per far arrivare al Consiglio Nazionale le istanze sentite da ciascun Commercialista, affinché le rappresenti adeguatamente a livello centrale in funzione propositiva, con una visione bottom-up, e non top-down, rispettando così i più semplici ma efficaci sistemi democratici.
E allora con la presente voglio fermamente esprimere, senza alcun personalismo, che non mi vedo affatto rappresentato né da un presidenzialismo così autoreferenziale, né da un’autonomia istituzionale che impone modifiche legislative come quelle proposte, millantando una stretta vicinanza con la politica, alla quale le modifiche del 139 sembra che verranno presentate prima che ai Presidenti degli Ordini.
Mi auguro che il legislatore possa essere attento a tutti i 120.000 Commercialisti italiani e non solo a quei pochi che vogliono ergersi a latori di istanze proprie, facendole credere come condivise dalla Categoria, appiattendosi acriticamente alla visione di chi intende ergersi a sovrano della professione.
Un ultimo pensiero, infine.
Anche laddove si volesse porre inopinatamente mano al sistema elettorale, tale scelta dovrebbe come minimo portare chi ha voluto così pervicacemente tale modifica, ad astenersi elegantemente dal candidarsi nuovamente in futuro, ancor più considerando l’allungamento della durata dei mandati e la possibilità di reiterarne il numero. Sulla base di quanto indicato sono contrario a mettere nelle sole mani del Presidente il futuro di tutti.
Luca Asvisio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Torino