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CONTABILITÀ

Rendicontazione e doveri di due diligence sulla sostenibilità per pochi

Il Parlamento europeo sceglie di restringere ulteriormente la platea degli obbligati

/ Andrea FRADEANI

Venerdì, 14 novembre 2025

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La rendicontazione obbligatoria e i doveri di due diligence in tema di sostenibilità riguarderanno, almeno secondo le decisioni del Parlamento europeo, una platea ancora più ristretta di imprese: è il risultato del passaggio in prima lettura, avvenuto ieri nella sua sede di Bruxelles, della futura direttiva chiamata a concretizzare la proposta della Commissione europea – parte, lo ricordiamo, del pacchetto Omnibus I – COM(2025) 81 final.

Quanto alla rendicontazione di sostenibilità, il Parlamento europeo ha scelto ieri di restringere, e in modo significativo, il perimetro degli obbligati alla sua redazione. Diversamente da quanto previsto nella proposta originaria della Commissione europea (già caratterizzata da una notevole “retromarcia” rispetto alla disciplina vigente) che prevedeva un limite dimensionale di oltre 1.000 dipendenti occupati, in media, nel corso dell’esercizio, si parla ora della necessità – stigmatizzata nel relativo comunicato dell’Ufficio stampa dello stesso Parlamento europeo – di superare congiuntamente i seguenti limiti: un numero di dipendenti che, dai citati 1.000, passa ai 1.750 occupati, in media, nel corso dell’esercizio; un ammontare di fatturato nell’esercizio, o meglio di ricavi delle vendite e prestazioni, superiore a 450 milioni di euro, limite peraltro non previsto in questo contesto dalla proposta COM(2025) 81 final.

Se così sarà – si pensa, peraltro, che tali limiti vadano intesi, con riferimento al gruppo, anche per la rendicontazione consolidata di sostenibilità – si tratta di un grande passo indietro rispetto a uno dei punti chiave introdotti dalla direttiva (Ue) 2022/2464, meglio nota come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che aveva infatti molto ampliato i soggetti obbligati a rendicontare in merito al tema sostenibilità. Al superamento di entrambi i limiti in parola sarebbe inoltre legato l’obbligo di rendicontazione relativa alla tassonomia di cui al regolamento (Ue) 2020/852. Sempre in tema di sustainability reporting, si ricorda l’attesa per la bozza post consultazione della versione semplificata (e razionalizzata) degli ESRS che l’EFRAG dovrà inviare alla Commissione europea entro la fine di questo mese.

Il restringimento del perimetro dei soggetti interessati da obblighi relativi alla sostenibilità riguarda anche, e veniamo al secondo punto chiave di quanto deciso ieri dal Parlamento europeo, il tema della relativa due diligence. Il riferimento, in questo caso, riguarda la recente direttiva (Ue) 2024/1760 che disciplina il dovere di diligenza che grava sulle imprese ai fini della sostenibilità: si tratta in sostanza, parafrasando dal suo art. 1, sia degli obblighi e delle responsabilità per gli impatti negativi (effettivi e potenziali) – sul piano sia dei diritti umani sia ambientale – delle attività dell’impresa, delle sue filiazioni e dei suoi partner commerciali sia degli obblighi di adottare e dare attuazione a un piano di transizione finalizzato a mitigare i cambiamenti climatici (nel rispetto dell’Accordo di Parigi).

Anche in questo caso il Parlamento europeo ha scelto ieri per una riduzione significativa dei soggetti tenuti alla due diligence in tema di sostenibilità: si tratterebbe delle imprese che superano, congiuntamente, 5.000 occupati, in media, nel corso dell’esercizio e un ammontare di fatturato nell’esercizio, anche qui riteniamo si tratti di ricavi dalle vendite e prestazioni, superiore a 1,5 miliardi di euro. Altri interventi stigmatizzati dal comunicato dell’Ufficio stampa già menzionato riguardano: la cancellazione dell’obbligo del piano di transizione finalizzato alla compatibilità delle proprie attività con l’Accordo di Parigi; la soggezione, per inadempimento ai doveri di diligenza, a una multa stabilita da Commissione europea e Stati membri; la responsabilità per i danni da inadempimenti di tali doveri seguirebbe le normative nazionali con l’obbligo di risarcimento integrale per le vittime.

Citiamo, infine, un altro intervento del Parlamento europeo sottolineato dal citato comunicato: l’istituzione, ad opera della Commissione europea, di un portale digitale che consenta alle imprese di accedere gratuitamente a moduli, guideline e informazioni in merito agli obblighi di rendicontazione previsti dall’Unione europea; strumento che ha natura complementare rispetto allo European Single Access Point (ESAP).

Riguardo alle successive tappe del percorso normativo della futura direttiva chiamata a concretizzare la proposta della Commissione europea COM(2025) 81 final: il prossimo 18 novembre, lo indica il comunicato dell’Ufficio stampa di cui abbiamo già detto, inizieranno le negoziazioni con gli Stati membri per raggiungere l’accordo finale sull’intervento normativo entro fine anno.

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