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IMPRESA

Nelle PMI la valutazione si complica in presenza di incertezza e crisi

Occorre identificare le principali fonti di rischio, tra le quali la scarsità di dati e la dipendenza da persone chiave

/ Marco BILLONE e Andrea CECCHETTO

Mercoledì, 26 novembre 2025

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Rischio e incertezza di valutazione – ovvero, rispettivamente, l’incertezza sull’effettiva evoluzione futura dell’oggetto della valutazione e quindi l’esposizione verso potenziali guadagni o perdite futuri, e l’incertezza che sorge invece come parte dello stesso processo di stima del valore ad una data specifica (a causa di shock di mercato, indisponibilità o incoerenza di dati e informazioni rilevanti, selezione e uso del modello estimativo) – entrano in gioco in ogni perizia di stima.

Il principio di valutazione (PIV) III.2.4., nel trattare la valutazione di imprese di differenti dimensioni, ricorda come il fattore dimensionale possa influenzare l’esposizione al rischio sistematico, l’esposizione al rischio specifico e la disponibilità di piani formalizzati e di strutture manageriali od organizzative adeguate.

Spesso, in un’azienda di ridotte dimensioni si tende, inoltre, a privilegiare un approccio sintetico, conseguente all’assenza di dati sufficientemente articolati per sviluppare la formula valutativa in forma analitica distinguendo le performance di anno in anno. Ciò rischia di far perdere di vista i driver di valore aziendali nella foga di applicare matematicamente un metodo valutativo. A ben vedere il valutatore dovrebbe affrontare tale criticità attraverso un approccio socratico, esercitando il proprio spirito critico.

Il trattamento dell’incertezza che connota i dati previsionali è un elemento cruciale nella valutazione, soprattutto per le PMI, nelle quali i processi di programmazione e controllo sono meno strutturati. Al riguardo, sarà importante, in primo luogo, identificare le principali fonti di rischio.

Tipici fattori di incertezza, oltre a quelli legati alla scarsità di dati, si riferiscono alla dipendenza da persone chiave, fornitori strategici o clienti dominanti, alla maggiore vulnerabilità, fino all’accesso limitato al capitale di rischio e di debito.
Le ipotesi formulate o fatte proprie dal valutatore (assumptions) rappresentano un modo attraverso il quale l’incertezza entra nella valutazione. In relazione ad esse è sempre consigliabile procedere a testarne gli effetti con metodologie di analisi statistica: analisi di scenario (es. ottimistico/pessimistico, base), cui associare una probabilità, e di sensitività o simulazione Monte Carlo su parametri chiave (es. tasso di crescita).

Per incorporare l’incertezza nella valutazione, approcci alternativi consistono nell’agire sui flussi, con riduzioni parametrate alla distanza tra i valori previsionali desumibili dal piano predisposto dal management rispetto a quelli medi attesi secondo il giudizio critico del valutatore, oppure nell’introdurre premi aggiuntivi per il rischio nella formula del tasso di attualizzazione.

Intervallo di valori tanto più ampio quanto maggiore è l’incertezza

L’incertezza di valutazione, connaturata al processo estimativo, può essere fronteggiata:
- quando dipende dai dati di input, ricorrendo ad analisi per scenari, analisi di sensitività (avendo cura di escludere i valori collocati nelle code delle distribuzioni di probabilità delle variabili sottoposte a test, associati ad eventi con minore probabilità di avveramento) o più sofisticate analisi statistiche;
- quando dipende dal modello, utilizzando più metodiche e criteri di valutazione, soprattutto quando i dati utilizzati come input del singolo modello non appaiono sufficientemente solidi (in genere si procede combinando un metodo principale con uno di controllo, onde testare ragionevolezza e coerenza dei risultati);
- in generale, fornendo un risultato della valutazione espresso come intervallo di valori (anziché una stima puntuale), tanto più ampio quanto maggiore è l’incertezza riscontrata.

Avendo riguardo agli effetti che si producono sul risultato della valutazione dall’impiego di input alternativi (ragionevolmente possibili alla data della valutazione) o diversi modelli di stima, si può percepire una misura dell’incertezza di valutazione.

Se poi l’azienda si trova in una situazione di crisi, il rischio specifico sarà tanto maggiore quanto più ambizioso e incisivo è il piano di risanamento e tanto maggiore è la probabilità di non sopravvivenza.
Per l’incorporazione di tale rischio nel processo valutativo, i documenti emanati nel 2025 da OIV (“La valutazione delle aziende in crisi”) e CNDCEC (“Valutazione aziende in crisi: criticità e spunti di riflessione”) offrono diverse soluzioni che vanno dalla creazione di uno scenario di “insuccesso del piano” (valore di liquidazione), da ponderare con lo scenario medio atteso di buon esito del turnaround in base alle relative probabilità, alla maggiorazione del costo del capitale con appositi premi per il rischio specifico, fino all’incorporazione della probabilità di default direttamente nella stima degli addendi del costo del capitale.

Questi temi sono oggetto di approfondimento nel volume “Guida pratica alle perizie di stima” e nella diretta web “La stima delle PMI: un approccio pragmatico alle valutazioni di azienda”, in programma il 28 novembre.

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