ACCEDI
Sabato, 20 dicembre 2025 - Aggiornato alle 6.00

LETTERE

La mancanza di alternative elettorali indebolisce la rappresentanza

Sabato, 20 dicembre 2025

x
STAMPA

Gentile Redazione,
l’articolo pubblicato su Eutekne.info giovedì 18 dicembre (si veda “Alle elezioni locali dei commercialisti lista unica in 86 Ordini”), nel quale si enfatizza il presunto “importante segnale di unità e compattezza della categoria”, appare come una lettura autoreferenziale e, per molti aspetti, riduttiva della reale condizione della governance ordinistica.

La diffusione di liste uniche in numerosi Ordini territoriali viene presentata come indice di coesione. In un sistema democratico e rappresentativo, tuttavia, l’assenza di competizione non è sinonimo di unità, ma rappresenta piuttosto un segnale di impoverimento del pluralismo, di compressione del dibattito interno e di progressiva desertificazione del confronto democratico.

La mancanza di alternative elettorali non rafforza la rappresentanza: la indebolisce.

È sempre più evidente come, in molti contesti territoriali, vi siano gruppi dirigenziali che esercitano un forte controllo sui processi elettorali, non promuovendo alcun ricambio della classe dirigente e spesso disincentivando la presentazione stessa di liste alternative. Il risultato è un sistema chiuso, autoreplicante, nel quale il ricambio generazionale e culturale risulta sistematicamente ostacolato e nel quale non sono rari i casi di permanenza continuativa negli organi apicali per oltre venticinque anni. Lo stesso sistema elettorale, del resto, con l’anacronistica previsione di liste “presidenziali” per la cui presentazione è necessaria la raccolta di “sottoscrizioni”,  è un evidente disincentivo alla partecipazione attiva alla vita politica di Categoria.
Un dato che, più che stabilità, segnala un evidente deficit di accountability.

Parimenti criticabile risulta l’affermazione secondo cui “il bilancio è stato approvato per acclamazione da parte dei presenti (98 Ordini su 132)”, formulazione che induce a ritenere che il documento programmatico sia stato approvato dagli Ordini territoriali. Tale rappresentazione è oggettivamente fuorviante.

Il bilancio previsionale del CNDCEC è approvato esclusivamente dal Consiglio nazionale stesso. Confondere il momento di mera presa d’atto con un’approvazione sostanziale significa alterare la percezione dei reali processi decisionali e indebolire la trasparenza istituzionale.

In un contesto in cui la categoria affronta sfide strutturali rilevanti, continuare a rappresentare l’assenza di confronto come un valore e la concentrazione del potere come unità rischia di compromettere ulteriormente la credibilità del sistema ordinistico e la fiducia degli iscritti nelle istituzioni di rappresentanza.
Una riflessione seria e non autocelebrativa su questi temi non è più rinviabile.


Mauro Galluccio
Consigliere nazionale ANC

TORNA SU