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LETTERE

Contributo soggettivo: i delegati cassa del Triveneto appoggiano l’aumento

Mercoledì, 11 maggio 2011

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Spettabile Redazione,
nel turbinio di considerazioni che attraversano i delegati della penisola, i delegati del Triveneto ritengono di dover intervenire per esprimere il pensiero dagli stessi condiviso.
In questi ultimi giorni vi sono state da più parti levate di scudi contro l’innalzamento del contributo soggettivo e critiche sui diritti acquisiti dagli attuali pensionati per le elevate pensioni di cui godono, e quindi, in maniera diretta e indiretta, critiche nei confronti del Consiglio della Cassa per le strategie che intende perseguire. A nostro modo di vedere, questi ragionamenti, che potrebbero essere emotivamente condivisi, vanno ponderati, considerati e cassati alla luce delle funzioni che assolvono e devono assolvere gli organi della Cassa di Previdenza, a partire dal CdA per giungere a ricomprendervi i delegati.
Con la riforma del 2004, la CNPADC ha adottato i provvedimenti necessari per la salvaguardia dell’equilibrio finanziario di lungo periodo, avendo presente il principio del pro rata in relazione alle anzianità già maturate e tenendo conto dei criteri di gradualità e di equità fra generazioni. Il dibattito sui diritti acquisiti e sul limite entro i quali essi debbano essere tutelati non può però prescindere da un diretto coinvolgimento del Legislatore, perché è necessario evitare l’insorgere di contenziosi dall’esito incerto, sebbene a nostro parere la CNPADC si sia fin dall’origine attenuta ai principi indicati poi nel comma 763 della L. 296/2006. Tutti i cambiamenti sono possibili e prospettabili, ma riteniamo che il compito di un soggetto istituzionale sia quello di operare mantenendo uno stretto contatto con la realtà e conseguentemente con la normativa vigente.

Un altro dato di fatto è il profondo e drammatico riconoscimento che, a regime (contributivo) vigente, senza correttivi a favore dei giovani colleghi, non sono più possibili meccanismi che restituiscano più di quello che individualmente si riesce ad accantonare. La prestazione previdenziale, oggi, per i giovani colleghi in regime contributivo “puro”, è direttamente proporzionale al montante dei contributi versati da ogni singolo iscritto. Qualsiasi prospettiva diversa di incremento delle pensioni, che non sia collegata all’aumento delle aliquote di contributo soggettivo ovvero al rendimento degli investimenti (la cui restituzione all’iscritto, comunque, prevede un limite massimo, pari alla media quinquennale del PIL), vede l’utilizzo di risorse estranee al proprio risparmio e, quindi, un sostanziale “prelievo solidaristico” di risorse non proprie. Questo vale sia per l’ipotesi di ristorno di parte del contributo integrativo sul montante individuale (il contributo integrativo è versato dai clienti), sia per l’ipotesi di utilizzo di un’aliquota di computo superiore a quella di versamento (la fonte di finanziamento, infatti, sarebbe così nel patrimonio della Cassa).

In merito all’aliquota dei contributi soggettivi, non è possibile evitare di osservare che tutte le gestioni previdenziali diverse da quelle professionali hanno aliquote di finanziamento superiori alla nostra aliquota minima (10%), del tutto insufficiente a garantire un trattamento previdenziale adeguato. Consci della grande responsabilità che ha portato i nostri colleghi delegati ad approvare una riforma che, proprio a garanzia e tutela delle generazioni future, era divenuta improcrastinabile, riteniamo sia giunto il momento di impegnarsi per un’adeguata valorizzazione del montante individuale, con interventi che prevedano sia l’aumento delle aliquote minime di versamento, sia l’utilizzo in misura più o meno elevata del contributo integrativo (vuoi in forza di un’aliquota di computo superiore a quella di finanziamento, vuoi in forza di meccanismi di riconoscimento quali quello della delibera già assunta nel 2008 dall’Assemblea dei Delegati, la cui approvazione risulta ad oggi sospesa, in attesa dei necessari adeguamenti normativi, che potrebbero, peraltro, sopraggiungere a breve con l’approvazione del Ddl. “Lo Presti”). Ciò riconoscendo di più a chi più è stato penalizzato dalla riforma del 2004 e, quindi, ai giovani in regime contributivo, senza toccare i “diritti acquisiti”, ma creando una solidarietà intergenerazionale (in qualche misura “biunivoca”), che si muova anche dal vecchio al giovane.

Certo, l’aumento del contributo soggettivo minimo (e l’invito a non fermarsi al versamento del contributo minimo), in un momento comunque di grande difficoltà, deve necessariamente essere accompagnato da strumenti che agevolino il maggior versamento, come, a titolo di esempio, la possibilità di una maggior rateizzazione e/o l’introduzione di un numero di scadenze di versamento superiori rispetto a quelle attuali. Solo così risulterà possibile agevolare il versamento di un contributo soggettivo minimo a un’aliquota superiore a quella attuale e incentivare il maggior versamento delle eccedenze contributive, con tutti i riflessi positivi del caso.


Tredici (su quindici) Delegati della CNPADC eletti nelle circoscrizioni del Triveneto
Franco Mazza, Alessandro Nakira, Maurizio Marini, Massimo Simoni, Anna Faccio, Bruno Guarnieri, Luca Rigato, Riccardo Vallese, Marco Sambo, Alberto Spadotto, Mirko Rugolo, Paolo Ingrao e Silvano Stefanutti

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