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Domenica, 8 giugno 2025

LETTERE

Concentriamoci meno sulle vicende interne e «facciamo quadrato»

Mercoledì, 9 novembre 2011

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Caro Direttore,
tutto nasce la scorsa estate quando, nelle bozze di decreti in approvazione, veniva paventata la possibilità di abolizione dell’esame di Stato per i commercialisti. All’ultimo momento la norma, propedeutica all’abolizione dell’Ordine, veniva eliminata. I contendenti alla prossima Presidenza nazionale di categoria hanno preso, sul punto, posizioni politiche. Il Presidente Siciliotti ha rivendicato i meriti del salvataggio, attribuendoli all’ottimo rapporto con l’ex Guardasigilli Alfano e alla rinnovata forza politica della categoria. Lo sfidante Sganga, dal canto suo, si chiede se la nostra professione sia davvero così forte, visto che viene periodicamente messa in discussione.

Proviamo ad articolare un ragionamento partendo da un dato: la professione di commercialista è anomala rispetto alle altre perché ad essa non viene riconosciuta alcuna esclusiva. In buona sostanza, come noto, le attività poste in essere dai commercialisti, al netto degli incarichi giudiziari e di qualche Amministrazione pubblica, possono essere svolte da chiunque abbia una specifica competenza pur senza essere iscritto all’Albo. D’altro canto questa stessa anomalia conferisce ai commercialisti la forza assoluta di chi, da sempre, per la propria stessa sopravvivenza si confronta con le difficoltà del mercato.

Sul piano strettamente politico, per queste sue caratteristiche “strutturali”, la nostra categoria è sempre stata debolissima. Debolezza  non  tanto ascrivibile  alla scarsa incisività, negli anni, degli organismi di rappresentanza, quanto alla totale assenza di commercialisti in Parlamento. Se si considera che su mille parlamentari un quarto sono avvocati, ben si comprende come riescano a tutelare gli specifici interessi.

Senza ambire a tanto, basterebbero pochi nostri rappresentanti nei vari schieramenti politici. Con la forza di 120mila iscritti e un effetto trascinamento pari almeno al triplo, con un potenziale di 400/500mila elettori, abbiamo la forza di chiamare a noi le diverse forze politiche e sostenere nostri rappresentanti alle prossime elezioni (sempre più vicine), portatori di interessi di categoria, soprattutto con le attuali regole elettorali. Non era forse questo uno dei principali presupposti dell’unificazione degli Albi di dottori e ragionieri? Unione che avrebbe dovuto assicurare una tutela più adeguata, non tanto per ottenere vantaggi corporativi, quanto per il riconoscimento sociale e politico dell’importanza del nostro lavoro per il Paese, in materia di Fisco, giustizia e crescita economica. Eviteremmo così attacchi immotivati e strumentali che puntualmente giungono da parte dell’Agenzia delle Entrate. Troppo spesso siamo tutti concentrati sulle vicende interne, su chi dovrà fare il Presidente locale o il Consigliere nazionale, perdendo di vista l’importanza di fare quadrato su obiettivi almeno altrettanto importanti.


Domenico Posca
Presidente Unione Italiana Commercialisti


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Caro Presidente,
concordo su tutti i punti salienti della tua analisi: la natura anomala della nostra professione, a mezza via tra una forma orgogliosamente ordinistica e una sostanza altrettanto orgogliosamente proiettata sul libero mercato, tale da renderla al tempo stesso forte e fragile, ma soprattutto di difficile lettura dall’esterno; i suoi punti di debolezza, da ricercarsi principalmente nel deficit strutturale di penetrazione della politica e delle istituzioni del Paese, perché anche i non moltissimi commercialisti che ricoprono ruoli politici o tecnici di una certa importanza sono, nella grande maggioranza dei casi, colleghi che non hanno mai avuto esperienze sindacali o istituzionali di categoria e non hanno sviluppato particolare spirito di appartenenza; infine, l’eccessivo ripiegamento su dinamiche elettorali interne, spesso focalizzate sull’individuazione dei “chi” assai più che non dei “cosa”.

Quanto, invece, a quelli che tu definisci “i contendenti alla prossima Presidenza nazionale di categoria”, mi limito a osservare che, fino a sabato scorso, dal nostro punto di vista non ne avevamo nessuno, posto che, vecchio “vizio” che Eutekne si trascina da più di vent’anni di rigore scientifico, siamo soliti ragionare in termini di informazioni certe e non di ipotesi. In questo caso, peraltro, anche per rispetto dei diretti interessati.
Da sabato scorso, abbiamo preso atto anche noi come tutti che ve n’è, per il momento, uno.


Enrico Zanetti
Direttore Eutekne.info

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