Dopo «Cresci Italia», propongo una fase «Libera Italia»
Caro Direttore,
il Premier Monti ha annunciato che le prime misure per la crescita arriveranno entro il 23 gennaio; pertanto, dopo il Decreto “Salva Italia”, si apprestano ad essere varati i provvedimenti “Cresci Italia”. In primo luogo verrà affrontato il capitolo delle liberalizzazioni, seguirà la riforma del mercato del lavoro, con le infrastrutture e la riforma della giustizia civile.
Per quanto riguarda le liberalizzazioni, si prevede un intervento sistematico nell’ambito dei settori dell’energia, delle assicurazioni, dei lavori pubblici, dei trasporti, dei servizi postali e delle professioni. Il tutto sarà fatto in modo che l’italiano “si renda conto” che a ciascuno “è richiesto qualche sacrificio e qualche arretramento”.
Oltre alle liberalizzazioni e alle riforme, auspicherei un’ulteriore fase, denominabile “Libera Italia”, nella quale prevedere, tra le tante, la liberazione:
- del Parlamento dai politici con infiniti mandati alle spalle; in fin dei conti, ci troviamo nell’attuale situazione economica perché la classe dirigente degli ultimi decenni ha messo al primo posto il principio di autoconservazione piuttosto che il desiderio di lasciare un buon ricordo per aver fatto progredire il Paese. Nessun imprenditore o dirigente avrebbe conservato il proprio posto in un’azienda se, anno dopo anno, avesse solo spostato in avanti i problemi, senza trovare alcuna soluzione;
- del Governo dai professionisti della politica o dai senior: perché non consentire che anche dal nostro Paese possa emergere un Premier giovane alla guida di una squadra altrettanto fresca se si possiedono esperienze e idee che possono risultare innovative e vincenti? In Danimarca Helle Thorning-Schmidt, 43 anni, socialdemocratica, prima donna a dirigere il Paese, ha messo insieme una coalizione di 23 ministri e 9 donne con un’età media di 43 anni;
- delle Università da logiche poco meritocratiche, dove ai talenti (costretti ad andare via) spesso vengono preferite figure con altri requisiti che poco hanno a che vedere con la scienza;
- del Paese da una serie di privilegi acquisiti (altro che diritti), goduti da categorie di pochi eletti per le quali occorrerebbe prevedere una decapitazione drastica, senza se e senza ma;
- della legislazione fiscale da una serie di norme inique e ingiuste (ad esempio, perché non consentire a chi vanta crediti nei confronti dello Stato la compensazione di tali importi con le eventuali imposte da pagare? Oppure perché non consentire a chi vanta crediti nei confronti dello stato la tassazione dei ricavi secondo il criterio di cassa e non di competenza?);
- degli enti pubblici e delle società partecipate da quei manager incompetenti, facilmente individuabili, in grado di produrre soltanto sprechi.
Come vedi, sono tante le liberazioni necessarie.
Eppure, con tutte queste storture, sembra esistere un particolare interesse per la liberalizzazione delle professioni. Che, quasi fatalmente, trova la sua sublimazione nella nostra categoria: francamente, l’unica ulteriore liberalizzazione che potrebbe esserci, dopo le recenti illogiche, irrazionali, inimmaginabili posizioni in materia di collegio sindacale e società professionali, solo per citare le ultime, potrebbe essere quella di riconoscerci il diritto di effettuare prestazioni che ci sono negate quali le cessioni di azienda.
Occorre, piuttosto, una scossa dal punto di vista culturale. Ripristinare un circolo virtuoso di fiducia nel quale tenere in giusta considerazione il determinante ruolo svolto da imprenditori e professionisti. Al riguardo, chiudo con una celebre frase, più attuale che mai, di Luigi Einaudi (economista, giornalista e secondo Presidente della Repubblica Italiana): “migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge: non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, migliorare gli impianti, abbellire le sedi costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte la loro energie e investono tutti i loro capitali, per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi”.
Gianvito Morretta
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Salerno
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Caro Collega,
per quel che vale, sono d’accordo su tutto.
Menzione d’onore, in particolare, per la tua idea del Decreto “Libera Italia”, dopo quello “Salva Italia” e “Cresci Italia”.
È una proposta-provocazione brillante che aiuta non poco a sottolineare certe storture di pensiero, un po’ come l’Agenzia delle uscite.
Non mancheremo di rilanciarla anche al di là delle pagine del nostro quotidiano, confidando peraltro che altrettanto facciano i tanti colleghi e lettori di Eutekne.Info.
Considerato che uno dei problemi principali di questo Paese è quello giovanile, non resta che confidare anche in un Decreto “Giovine Italia”.
Un bel ritorno a Mazzini è proprio quello che ci vuole in questo Paese da rifondare dalle fondamenta.
Enrico Zanetti
Direttore Eutekne.Info
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