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OPINIONI

Le pensioni della CNPADC avranno una clausola di salvaguardia generale

Tale clausola obbliga al ricalcolo della pensione con metodo contributivo e consente l’applicazione retroattiva piena degli strumenti pro-adeguatezza

/ Andrea CIUTI

Martedì, 10 luglio 2012

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Pubblichiamo l’intervento di Andrea Ciuti, Delegato Cassa Previdenza Dottori Commercialisti per l’ODCEC di Pisa.

Lo scorso 26 giugno 2012, l’Assemblea dei Delegati ha approvato una delibera con a tema l’utilizzo, a partire dal 1° gennaio 2013 e provvisoriamente per un decennio, di parte del contributo integrativo sul montante contributivo individuale. Si tratta di una scelta già ipotizzata nel giugno del 2008, ma che, senza la vigenza della Legge Lo Presti, non era stata considerata possibile dai Ministeri Vigilanti.

Rispetto alla proposta del 2008, la delibera approvata risulta semplificata e più equa. Infatti, il meccanismo odierno prevede il riaccredito del contributo integrativo dovuto e versato sul montante contributivo individuale, nella misura dell’1% del volume di affari ai fini IVA, con un minimo pari al 25% del contributo integrativo minimo. La proposta del 2008 definiva, invece, l’attribuzione di parte del contributo integrativo sul montante contributivo individuale in misura crescente all’aumentare dell’aliquota soggettiva scelta, attribuendo il beneficio solo a chi avesse versato utilizzando un’aliquota soggettiva superiore a quella minima. C’è da dire che, tra le due proposte, oltre alla citata approvazione della Legge Lo Presti, è avvenuta anche l’approvazione della cosiddetta Miniriforma, che ha elevato in misura stabile l’aliquota del contributo integrativo al 4% e che, grazie a tali risorse aggiuntive, ha previsto anche l’attribuzione di un plus sulle aliquote di computo rispetto alle aliquote di finanziamento in maniera incrementale rispetto all’aliquota soggettiva utilizzata, con un minimo del 3%. Come si può vedere, l’odierna delibera rappresenta un altro passo verso la ricerca di una maggiore adeguatezza delle prestazioni senza pregiudicare la sostenibilità del sistema.

Sia il meccanismo delle aliquote di computo, sia la retrocessione di parte del contributo integrativo sul montante contributivo individuale, contengono lo stesso correttivo, noto come coefficiente di equità intergenerazionale, che permette di ridurre i benefici attribuiti in misura proporzionale agli anni di anzianità assicurativa maturata nel sistema reddituale, ovvero fino al 2003 (anche a seguito del riscatto di laurea, ecc.), sulla base della presunzione, assolutamente fondata ma altrettanto indeterminata, di un beneficio, se non di un privilegio, garantito da tale sistema di calcolo pensionistico.

L’indeterminatezza dell’impatto di tale correttivo sulla creazione della rendita pensionistica, soprattutto per chi avesse pochi anni maturati nel sistema reddituale, mi ha fatto avanzare al Consiglio di Amministrazione la proposta dell’introduzione di una clausola di salvaguardia generale. Questa proposta è stata accettata dal Consiglio di Amministrazione e ha avuto l’appoggio esplicito dei sindacati AIDC e UNGDCEC, risultando approvata all’unanimità dall’Assemblea dei Delegati, insieme alla delibera di accredito di parte del contributo integrativo sul montante integrativo individuale.

Potrebbe essere un incentivo verso comportamenti virtuosi

Grazie a tale previsione, è ora obbligatorio il ricalcolo della pensione con il solo metodo contributivo e l’applicazione retroattiva piena di tutti gli strumenti pro-adeguatezza, nel caso in cui la pensione così determinata fosse superiore a quella ottenibile mediante l’applicazione del sistema di calcolo misto reddituale-contributivo.

Questa clausola, che il Consiglio di Amministrazione con propria delibera dovrà regolamentare nei dettagli, ha a mio avviso un grande valore e potrà essere essa stessa un incentivo verso comportamenti virtuosi.
Infatti, la certezza di non essere mai penalizzati da scelte che potrebbero non essere quelle più convenienti a posteriori, considerata l’intera vita previdenziale, può generare maggiore fiducia verso il proprio sistema previdenziale e spingere così a investire di più nella propria previdenza.

Allo stesso modo, i prossimi Consigli di Amministrazione della CNPADC potranno, negli anni a venire, migliorare l’equità intergenerazionale del sistema e affinare ancora di più i meccanismi pro-adeguatezza, nella consapevolezza di non penalizzare mai nessuno oltre misura, mantenendo sempre il sistema equo.
La clausola di salvaguardia generale può, quindi, essere considerata a tutti gli effetti un indicatore di qualità del sistema previdenziale della CNPADC, che così risulta più trasparente, equo e affidabile.
Agli iscritti, adesso, l’onere e l’onore di costruirsi una pensione adeguata, con maggiore fiducia verso il futuro.

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