Holding «paradisiache» al test CFC
Anche se hanno solo beni in Paesi a fiscalità ordinaria, occorre dimostrare la possibilità di disapplicare il regime delle Controlled Foreign Companies
Vi sono holding costituite in Paesi appartenenti alla black list che, pur non producendo redditi soggetti a tassazione privilegiata possono causare l’applicazione del regime delle cosiddette Controlled Foreign Companies di cui all’art. 167 e seguenti del TUIR (c.d. “regime CFC”) per i soci residenti in Italia.
Se si ricade in questo regime, i redditi della società holding residente in un paradiso fiscale sono imputati per trasparenza ai soci e sono tassati separatamente con l’aliquota media applicata sul reddito complessivo purché non inferiore al 27%.
Tuttavia, il comma 5 dell’art. 167 del TUIR prevede due condizioni che consentono la disapplicazione di questa norma che operano in modo autonomo ed indipendente l’una dall’altra. In particolare, ...
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