Sull’IMU dei montani agli inutili commercialisti tocca rifare tutto
Non abbiamo mai creduto nella lamentela continua, nel dire male di tutto e di tutti.
In Italia, su ogni questione, trovi fin troppo facilmente almeno mezzo milione di lamentosi che ti descrivono i sintomi della malattia con la precisione di Benvenuto Cellini, sono solo più di qualche decina di persone quelle in grado di fare la diagnosi, pochissime quelle in grado di darti la cura.
In Eutekne ci sforziamo di collocarci nella terza categoria, preferendo per questo spesso tacere. Ma alle volte te le tirano fuori con le pinze.
Siamo alle solite. A quattordici giorni dalla scadenza si apprende che possono essere considerati montani solo i Comuni il cui centro ha un’altitudine pari o superiore a 601 metri sul livello del mare.
Non mi attardo sul prevedibile piagnisteo che faranno gli inutili commercialisti, i quali dovranno, quasi di sicuro gratuitamente (tanto fa tutto il computer), riprendere in mano la situazione di tutti i clienti, vedere se hanno terreni, controllare l’altitudine del Comune di ubicazione, stabilire se quelli che fino a ieri erano montani oggi lo sono ancora oppure no, rifare tutti i conti, riconvocare i clienti, ristampare i modelli F24, fare l’F24 aggiuntivo per i romanticoni che si ostinano a fare le cose per tempo e dovessero avere già versato.
Nel gioco statistico ci sarà pure qualcuno per cui l’IMU sul terreno farà superare la soglia dei 1000 euro e quindi bisognerà spiegargli che non può andare in banca, ma deve usare un canale telematico. Il tutto in tempo utile, affinché il cliente abbia a sua volta un minimo di tempo per versare, nei quattordici giorni che rimangono, quattro dei quali sono sabati e domeniche.
Non mi attardo nemmeno sul fatto che sui siti dei Comuni non vi sia praticamente traccia di istruzioni che orientino il contribuente in tutta questa confusione, così come non credo valga la pena soffermarsi sugli effetti curiosi che ogni soglia determina (mia suocera ha preso la multa per eccesso di velocità andando ai 51 chilometri orari), ma esistono in Italia 26 Comuni che hanno “un’altitudine del centro” di 600 metri e due Comuni di 599 metri. Non so come venga effettuata la misurazione, se sia un’altitudine media, l’altezza slm della parrocchia, della piazza principale o della piazza del Comune. Se quest’ultimo fosse il caso, con qualche camion di terra ben piazzato si potrebbe scansare il balzello, ma forse sarebbe un caso di abuso edilizio del diritto.
Quello che colpisce davvero è la barbarie a cui porta l’ansia di generare gettito a qualunque costo. Può essere “l’altezza del centro” che discrimina un obbligo tributario? Può essere che un appezzamento di 40.000 metri quadrati di terreno a Cortina d’Ampezzo o a Courmayeur non debba pagare, mentre devono pagare 500 metri quadrati di bosco con pendenza del 40% a Capriglio, dei quali non puoi praticamente farci nulla perché non vengono nemmeno i funghi? Può essere che si continui imperterriti nella distruzione del valore degli immobili caricandoli di imposte in modo indiscriminato, anche quando oggettivamente hanno un valore molto basso o vicino allo zero?
Mentre scrivevo queste righe un mio amico mi ha telefonato per dirmi che ha avuto il capannone devastato dai ladri, serramenti e sistemi di allarme distrutti, furgone, computer e merce in magazzino rubata. La notizia fa il paio con quella di un altro amico la cui figlia, venuta a vivere a Torino per l’Università, al terzo giorno di permanenza ha avuto l’alloggio svaligiato, e ben si abbina alla vicenda di una collega di mia moglie che la settimana scorsa è stata scippata e ferita in pieno pomeriggio all’uscita della scuola.
Lo Stato italiano, il suo territorio, oltre a misurarlo accuratamente per meglio tassarlo, farebbe bene anche a presidiarlo un po’ di più. Uno Stato che non controlla il suo territorio non è uno Stato, e uno Stato che non è uno Stato non ha diritto di imporre tributi.
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