Il meccanismo della PEC è di gestione complicata e pericoloso per gli utenti
Caro Direttore,
credo che l’interesse riscontrato sulla vicenda dei richiami via PEC delle Camere di Commercio sul tema della pubblicazione dei bilanci (da ultimo, si veda “Si può scrivere via PEC alla CCIAA di Milano sull’omesso deposito dei bilanci”) derivi dalla duplice valenza della questione.
Da una parte il meccanismo della PEC, per la quale l’Italia – unico Paese al mondo – ha costretto una quantità incredibile di soggetti a dotarsi di uno strumento informatico solo apparentemente sicuro, ma in pratica di gestione complicata e pericolosissimo per gli utenti, i quali possono facilmente trovarsi nella situazione di ricevere notifiche senza saperlo, magari a causa di un problema tecnico di cui non si sono accorti.
Dall’altra il tema dell’obbligatorietà della pubblicazione del bilancio.
Il secondo, a mio avviso, è generalmente malposto: l’obbligo non è di pubblicare il bilancio, ma di pubblicare il bilancio approvato. Sicché, se il bilancio non viene approvato, l’obbligo non sussiste.
E siccome i soggetti tenuti all’approvazione (ma, a pensarci bene, non c’è nemmeno un obbligo di approvare) sono diversi dai soggetti tenuti alla pubblicazione, non si può automaticamente supporre che gli amministratori abbiano commesso una omissione.
Il primo invece è più complesso, ma assai più importante. E questa vicenda ne evidenzia un primo lato “un po’ ipocrita”: lo Stato impone a una vasta gamma di suoi cittadini di avere una PEC, che è uno strumento bidirezionale.
Ma siccome, al tempo stesso, si rende conto che è scomodo ricevere risposte via PEC, si arroga il diritto inesistente di decidere se la sua PEC è “presidiata” per le risposte. A poco vale l’argomento che nella comunicazione se ne indica un’altra “presidiata”: una PEC è una PEC. Sarei proprio curioso di verificare in giudizio se una comunicazione inviata ad una PEC non presidiata sia valida o meno e, a questo punto, se anche il “privato cittadino” possa arrogarsi il medesimo diritto.
Quanto alla pericolosità, cito quale esempio quel che mi è capitato l’estate scorsa: il “servizio di sicurezza” del gestore ha rilevato una potenziale attività di spamming nella mia casella. Invece di avvisarmi o – tutt’al più – bloccare la casella anche rispetto ai terzi, non ha trovato di meglio che modificare d’ufficio la password.
Tra l’altro, mi ha comunicato il cambio password nella stessa casella PEC che, proprio per il cambio password, era per me inaccessibile.
Il risultato è che, rispetto ai terzi, la casella era funzionante e legalmente valida, ma rispetto a me era inaccessibile.
Per puro caso mi sono accorto che la casella non funzionava (attendevo una notifica) e non sto a dire con quali difficoltà pratiche il mio IT manager ha scoperto cos’è successo e come vi ha posto rimedio (scambio di fax con Infocamere!).
Ma anche un banale guasto informatico potrebbe bloccare la PEC senza che l’utente se ne avveda.
L’argomento tipico pro PEC è: ma il mondo va in quella direzione, non si può bloccare lo sviluppo...
Attenzione al falso argomento: lo sviluppo vero vien da sé, non ha bisogno delle leggi. Anzi, spesso si impone contra legem o contra tax (si pensi ai telefonini, che nonostante l’esosa tassa di CC.GG han visto l’Italia al vertice delle classifiche mondiali). Quando invece lo sviluppo è imposto per legge, ha i piedi d’argilla.
Infine, una banalità: ma come fanno i colleghi a costituire e registrare le nuove società al Registro delle imprese?
Mi risulta che molti uffici pretendano l’indirizzo PEC per iscrivere la costituzione. Ma mi risulta anche che è impossibile (o dovrebbe essere impossibile) ottenere un indirizzo PEC prima di aver iscritto la società al Registro delle imprese.
Vuoi vedere che non esiste alcuna vera verifica pubblica sul fatto che la casella PEC è effettivamente riconducibile alla persona fisica o giuridica titolare?
A giudicare dal fatto che gli stessi elenchi dei professionisti dotati di PEC sono autoalimentati dai professionisti anziché dagli enti che rilasciano le PEC mi viene da pensare che è veramente tutto molto incerto e insicuro.
Io stesso ho comunicato al mio Ordine il mio indirizzo PEC con una normalissima email...
Giampiero Guarnerio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano
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