Per leggere bene la ripartizione del gettito dobbiamo disarticolarlo
Gentile Redazione,
leggo il botta e risposta a proposito del gettito IRPEF dei dipendenti e dei pensionati (si veda “Gettito IRPEF, i commercialisti replicano alla UIL” del 28 agosto 2020).
Trattasi di una statistica del tutto fuorviante rispetto al tema nemmeno troppo velatamente sollevato da Domenico Proietti (UIL) a proposito di “quanto di più pagano i dipendenti rispetto agli autonomi”.
Per varie ragioni.
La prima: se prendiamo il gettito IRES o il gettito IRAP, scopriremmo che il contributo dei dipendenti e dei pensionati per queste imposte è nullo.
Bella scoperta, dirà Proietti.
Certo, dico io: è ovvio che se il sistema fiscale prevede imposte diverse a seconda dell’attività e/o del soggetto, il dato statistico del gettito per categoria di contribuenti guardando ad una sola imposta è sempre fuorviante.
Ma c’è un altro tema che è ancor più paradossale.
Chi gestisce in autonomia un’attività con una società di capitali, quasi sempre è anche amministratore della società.
Come tale il suo reddito viene assimilato a quello dei lavoratori dipendenti e quindi, pur essendo “lavoro autonomo”, non solo non finisce nel canestro del gettito degli autonomi, ma alimenta il canestro del gettito dei dipendenti.
Poi possiamo aggiungere quello dei pensionati: sappiamo tutti che noi commercialisti siamo autonomi, ma quando prenderemo la pensione per il fisco “diventiamo dipendenti”…
Quindi, se vogliamo divertirci a dare una lettura corretta sulla ripartizione del gettito tributario tra autonomi e dipendenti, dovremmo:
- disarticolare il gettito da reddito di lavoro dipendente tra dipendenti e le varie forme di autonomi assimilati ai dipendenti;
- fare la stessa operazione sui redditi da pensione;
- aggiungere nel basket degli autonomi l’intero gettito IRES + IRAP.
Fatti i conti sarei felice di analizzarli insieme a Domenico Proietti
Giampiero Guarnerio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano
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