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Sulla legittimità del nuovo codice deontologico l’ANC ricorre in appello

/ REDAZIONE

Mercoledì, 19 novembre 2025

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L’associazione nazionale commercialisti impugna dinanzi al Consiglio di Stato la sentenza (n. 13710/2025) con cui il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso contro il nuovo codice deontologico e dichiarato legittime le restrizioni in materia di pubblicità e diritto di critica in esso contenute.

A renderlo noto è lo stesso sindacato di categoria, che contesta la pronuncia del Tar sotto molteplici profili. Tra i motivi di impugnazione: la violazione del diritto Ue (Direttiva Bolkestein) e della libertà di stabilimento, a causa del divieto assoluto di comunicazioni commerciali; il contrasto con la normativa interna su pubblicità e concorrenza; l’illegittima compressione del diritto di critica e della libertà di espressione; l’inasprimento di alcune sanzioni e l’illegittimità delle disposizioni sul diritto di elettorato passivo.

Nella sua pronuncia, il Tar aveva ritenuto i divieti in materia di promozione commerciale giustificati da motivi di interesse generale, finalizzati a tutelare i valori di indipendenza, dignità e integrità della professione e a garantire una scelta del cliente in base a informazioni pubblicitarie reali ed effettive.

Secondo il tribunale non sussiste nemmeno la paventata compressione del diritto di critica, ancora una volta giustificato dalla necessità di rispettare la dignità della professione, e non appare irragionevole l’inasprimento delle sanzioni (dalla censura alla sospensione), che costituisce una “valutazione discrezionale riservata” al CNDCEC.

Statuizioni non condivise dall’associazione guidata da Marco Cuchel, che continua a ritenere il nuovo codice deontologico “eccessivamente severo e rigido nei confronti degli iscritti, al punto tale da assumere una valenza punitiva, che non solo è priva di ogni giustificazione, ma è in grado anche di nuocere alla categoria”. Di qui, il ricorso in appello che, tiene a precisare Cuchel, “nulla ha a che fare con le elezioni” e, dunque, “non rischia in alcun modo di rallentare” il percorso di avvicinamento al voto.

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