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LETTERE

Anno nuovo, calendario fiscale vecchio

Mercoledì, 29 gennaio 2025

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Gentile Redazione,
riteniamo opportuno, attraverso questa lettera, rendere noto il nostro disappunto circa la mancata revisione del calendario fiscale e le nostre proposte per lo snellimento di alcuni adempimenti.
Infatti, siamo a gennaio e come ogni anno ci troviamo a organizzare i nostri studi per gestire le numerose scadenze ma, anche quest’anno, non vediamo alcun miglioramento, nonostante le speranze riposte nella legge delega.

Al contrario, nel corso del 2025 si riaprirà, per i contribuenti titolari di partita IVA, ma non in regime forfetario, la possibilità di aderire al concordato preventivo biennale per gli anni 2025-2026 che quest’anno vede la sua scadenza anticipata al 31 luglio e non con l’invio dei redditi, come avvenuto nel 2024.

Questa scadenza, oltre a non aver ottenuto i risultati auspicati, è l’ultima dimostrazione che non esiste alcuna semplificazione nel calendario fiscale, né tantomeno è prevista una programmazione tempestiva e precisa che possa agevolare i contribuenti e i loro consulenti nello svolgimento degli adempimenti.
Infatti, con il CPB anticipato a luglio, ci troveremo, con tutta probabilità, di fronte a un’istanza aggiuntiva da inviare proprio a chi tanto millanta quella semplificazione che però non vediamo.

Riteniamo che il problema non sia l’anticipo della scadenza stessa, che potrebbe anzi comportare un possibile miglioramento nella gestione dell’adempimento, ma non possiamo accettare l’ennesimo aggravio, quando basterebbe trovare una soluzione per evitare che – ANCORA UNA VOLTA – questo ricada sui professionisti. Perché non prevedere, ad esempio, un’opzione negli F24 del pagamento del saldo imposte così da attuare una vera semplificazione?

I continui cambiamenti normativi, che introducono nuove scadenze o modificano quelle già esistenti, senza offrire il tempo sufficiente per approfondire e poter poi svolgere adeguata consulenza, sono inaccettabili. È inammissibile quanto successo lo scorso anno proprio con il CPB dove non solo ci sono state continue modifiche alla normativa stessa, ma sono stati modificati anche i dati di molti contribuenti pochi giorni prima dell’invio dei dichiarativi.
Con queste condizioni come si può pensare di raggiungere gli auspicati e dichiarati obiettivi di collaborazione Fisco-contribuente?

Ma non è tutto.
La situazione attuale del “calendario fiscale” può ritenersi paragonabile a un (importante) segnale d’allarme. Segnale che si riconnette alla necessità di una modifica dello stesso a livello sostanziale, di fatto revisionandolo, e non limitandosi a meri spostamenti delle scadenze: una reale semplificazione, infatti, non può prescindere dalla modifica di molti adempimenti e delle normative che li disciplinano.

Uno dei grandi problemi risiede nel fatto che l’Amministrazione fiscale possiede già gran parte dei dati necessari per completare le dichiarazioni e ottimizzare la raccolta delle informazioni, ma purtroppo questa centralizzazione non è ancora sfruttata a pieno.
La proposta di eliminare adempimenti ridondanti e di integrare i dati già in possesso dell’Agenzia delle Entrate nei quadri delle dichiarazioni dei redditi sarebbe un passo molto concreto verso una reale semplificazione.

Un punto di partenza imprescindibile delle proposte che intendiamo portare avanti è la disposizione dello Statuto dei diritti dei contribuenti che impone – rectius, imporrebbe – all’Amministrazione Finanziaria di non richiedere ai contribuenti l’invio di dati di cui la stessa già dispone, determinando l’eliminazione o l’alleggerimento di molti adempimenti.
Potrebbero, ad esempio, essere eliminati i modelli Intrastat, snellite le LIPE e le dichiarazioni IVA o ancora ridotte le comunicazioni ridondanti di contributi e aiuti di stato.

Inoltre, considerando la recente modifica del DLgs. 1/2024 che ha portato all’abolizione delle CU per i soggetti forfetari, riteniamo vi siano ulteriori spazi di manovra, di fatto eliminando un simile adempimento e anticipando l’invio del modello 770 – integrando all’occorrenza i dati in esso contenuti – eventualmente già alla scadenza di febbraio. In tal modo, i dati di riferimento risulterebbero già a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per la predisposizione delle dichiarazioni precompilate, andando a confluire direttamente in quest’ultima.

Siamo consapevoli che le modifiche proposte richiedano del tempo, ma qualcosa va fatto con urgenza. Un piccolo primo passo verso una reale semplificazione è sicuramente avere una certezza delle scadenze, grazie a una programmazione del calendario fiscale chiara e priva di continue modifiche, un cambiamento essenziale per permettere a professionisti e contribuenti di non essere travolti da un sistema che non sembra essere pensato per loro, ma solo per accumulare oneri burocratici.


Francesco Cataldi
Presidente UNGDCEC

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