Lo spazzolino, i Commercialisti e la lampada di Aladino
Lavarsi i denti sfruttando l’intelligenza artificiale? Ora è possibile. Partendo dall’analisi di milioni di lavaggi nel mondo, i nuovi apparecchi dotati di IA analizzano i tuoi lavaggi, individuano le zone della tua bocca meno strofinate e ti forniscono un report in grado di migliorare drasticamente la tua igiene orale. Mi chiedo come abbiamo fatto a fare senza fino ad ora.
I dati raccolti sono ovviamente inviati all’app del tuo telefono per le opportune elaborazioni e statistiche, sperando che siano condivisi con terzi ai soli fini di mandarti qualche pubblicità di collutori e non anche per permettere un giorno a qualche organizzazione segreta di lasciarci senza denti tutti in un colpo, facendo esplodere il nostro super spazzolino elettronico.
Non cesserà mai di stupirmi il gran piacere che un crescente numero di persone mostra nel dialogare con una lavatrice, quasi fosse la nuova lampada di Aladino in grado di soddisfare ogni desiderio. Certamente, è anche divertente. Ma dove le cose sono vere, il discorso cambia drasticamente.
In Eutekne abbiamo realizzato e smontato svariati prototipi, utilizzando le principali piattaforme IA disponibili, ma i risultati non sono ancora stati all’altezza delle roboanti promesse. La percentuale di errori, imprecisioni e, soprattutto, risposte banali o inventate, è ancora troppo alta. Il contesto professionale vero è un contesto dove anche il 95% di risposte esatte non rappresenta uno standard accettabile.
Una delle osannate soluzioni in commercio, a domanda “il commercialista può vendere software” risponde: “il software può essere classificato in: software di base, applicativo e standardizzato... In caso di software applicativo prodotto per uso interno i costi possono essere capitalizzati solo se danno luogo a programmi utilizzabili per un certo numero di anni ...”. E perché accade questo? Semplice: perché il set di documenti alla base non dispone del codice deontologico.
Ma allora dove sta la verità?
L’intelligenza artificiale si fonda su un processo statistico. Miliardi di informazioni vengono “sminuzzate” in unità elementari che vengono poi riassemblate secondo un criterio di plausibilità probabilistica. In sintesi, l’IA, a parte le allucinazioni, non crea conoscenza, ma fornisce risposte esclusivamente sulla base delle informazioni che possiede. Se il perimetro su cui lavora la piattaforma è costituito da testi scadenti o insufficienti, la risposta non potrà che essere scadente o insufficiente; la maionese rende mangiabile quasi tutto, ma il pollo rimane pollo e l’aragosta aragosta. Nello scegliere se adottare una piattaforma AI, non ci si può allora esimere dal chiedere e dal valutare su quali fonti si appoggia.
Proprio ieri, ci hanno chiesto aiuto per rimediare al danno causato dall’aver fornito a un cliente una risposta errata tratta da un reclamizzato tool di intelligenza artificiale.
Talvolta le risposte sembrano corrette, specie a un lettore che ha fretta di arrivare a una conclusione. “Hai posto male la domanda”(?!), oppure “È uno strumento, bisogna verificare!” risponderanno in coro i propugnatori dell’IA, ma, se per verificare la effettiva correttezza della risposta, devo consultare “n” fonti, semplicemente anziché “n” documenti, ne avrò dovuti leggere “n+1”.
Inoltre, tutti i sistemi di IA generativa destinati a “lavorare” in un contesto specialistico devono essere addestrati attraverso un laborioso processo interattivo da parte di soggetti esperti. Occorre allora considerare che, forse, potrebbe non essere molto intelligente per tutti noi professionisti passare gratis milioni di ore ad addestrare macchine regalando a terzi tutto il nostro know-how, con l’alta probabilità che venga utilizzato per perfezionare le piattaforme che saranno rivendute prima a noi e poi, verosimilmente, direttamente ai nostri clienti e ai nostri competitor.
Ma allora che si fa?
In Eutekne, prima di tutto, continuiamo a sviluppare servizi fondati sull’intelligenza umana, aumentando il numero di ricercatori e potenziando il team di esperti di Eutekne Care, che supporta “dal vivo” gli utenti nel reperimento delle risposte.
Parallelamente poi, continuiamo a sperimentare e utilizzare internamente tool famosi e meno famosi di IA. Rilasceremo a breve anche noi nuove funzionalità, basate esclusivamente sui nostri contenuti, ma solo laddove i risultati siano all’altezza dei nostri standard qualitativi, che poi sono quelli richiesti per un uso professionale serio, nel senso più alto e scientifico del termine.
La sindrome del foglio bianco è una brutta bestia, ma questo, proprio perché siamo veri professionisti, non ci autorizza a prendere scorciatoie pericolose e, alla fine, dequalificanti, da proporre solo per fatturare un po’ di più, facendo credere agli utenti che studiare non serva più.
Le promesse dell’IA sono eclatanti, ma non dobbiamo ricadere nel paradosso di Solow (“You can see the computer age everywhere but in the productivity statistics”); per valerne la pena, l’incremento di produttività deve essere sostanzioso. Giusto per non ripercorrere pari pari il loop della fattura elettronica, dove l’affare vero l’hanno fatto solo i fornitori del software.
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