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Sabato, 14 giugno 2025 - Aggiornato alle 6.00

ECONOMIA & SOCIETÀ

Tassi in calo con l’aumento dell’avversione al rischio

Il clima marcatamente «risk off» ha favorito i mercati obbligazionari e i rendimenti hanno accelerato al ribasso

/ Stefano PIGNATELLI

Sabato, 14 giugno 2025

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Israele ha lanciato ieri attacchi su larga scala contro l’Iran, inizio di un’operazione prolungata per impedire a Teheran di costruire un’arma atomica. Il blitz, per quanto preannunciato, ha colto di sorpresa i mercati che si stanno domandando fino a che punto si arriverà. Deboli le borse mentre i prezzi del petrolio sono schizzati, spingendo gli investitori a rifugiarsi in beni come l’oro, salito a 3.416 dollari oncia avvicinandosi ai massimi di aprile a 3.500 (segui tassi e valute su www.aritma.eu). 

Il clima marcatamente “risk off” ha favorito i mercati obbligazionari. I rendimenti che erano già leggermente scesi dopo il dato sull’inflazione americana inferiore al consensus, hanno accelerato al ribasso.
Il bilancio settimanale vede un calo di circa 15 centesimi sulla curva Usa con il Bond 10 anni al 4,33% e il 2 anni al 3,88%.

Sul fronte eurozona il Bund 10 scende al 2,47% (-9 cent.), l’Irs 10 al 2,48% (-9) e il Btp è al 3,40% (-8). Lo spread Btp-Bund resta appena sopra i 90 bps (93).
Minore il calo della parte breve: Bund 2 anni all’1,81% (-3), Irs 2 all’1,95% (-5).

Sulle attese per Euribor 3 mesi (fixing oggi a 2%) i tassi Future indicano l’1,76% per fine anno (- 4 cent.): sta aumentando leggermente la probabilità che la Bce possa procedere ancora ad un taglio con depo all’1,75% nonostante la Bce all’ultima riunione sia stata meno accomodante sul punto. L’unico dato di rilievo uscito in settimana non corrobora l’idea di un altro taglio visto che l’indice Sentix che monitora il morale degli investitori della zona euro è salito più del previsto grazie anche alla Germania.

L’inflazione Usa è risultata leggermente inferiore alle attese; il dato di maggio segna un incremento dello 0,1% su base mensile e del 2,4% su base annua, al di sotto delle attese di 0,2% e 2,5%. Il dato “core”, che esclude alimentari ed energia, sale dello 0,1% mensile e del 2,8% su base annua. L’esito della rilevazione attenua i timori di un’accelerazione inflativa legata alla politica commerciale dell’amministrazione Trump, ma l’attenzione resta comunque alta considerando che gli effetti ritardati dei dazi saranno evidenti nei prossimi mesi.

Al moderato rialzo dei prezzi al consumo Usa di maggio, si sono aggiunti i dati sotto le attese per i Ppi (prezzi alla produzione) e numeri fiacchi sul fronte lavoro. In assenza delle incognite legate alle scelte commerciali, tale quadro spingerebbe la banca centrale Usa a riprendere il suo ciclo di allentamento, ma il timore di una ripresa dell’inflazione nella seconda parte dell’anno induce i policymaker alla massima cautela. Dal Fomc in programma la prossima settimana si attendono tassi invariati e un taglio non si prevede prima di settembre.

Nella primissima parte della settimana si era assistito ad un lieve rialzo dei tassi grazie al senso di sollievo derivante dalla conclusione positiva (mancano però dettagli concreti) dei colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina. L’inversione di tendenza è giunta con l’aumento di incertezza dovuto inizialmente al dato sull’inflazione Usa a cui si sono aggiunte le dichiarazioni americane sull’intenzione di inviare entro una o due settimane le lettere che delineano i termini degli accordi commerciali a decine di altri Paesi, che potranno accettare o rifiutare. Dunque i toni sul tema dei dazi tra giugno e luglio si inaspriranno: non sono escluse contromosse dai Paesi sotto tiro Usa. Lo scontro Israele-Iran potrebbe degenerare ancor più. Il quadro è tutt’altro che roseo per il periodo estivo: questo unitamente ad un calo dell’inflazione eurozona sotto l’obiettivo Bce del 2% potrebbe favorire una fase di rientro temporaneo dei tassi.

Si naviga a vista: qualsiasi tentativo di allungare l’orizzonte di scenario è destinato a naufragare nel giro di pochi giorni. Questa situazione non può però perdurare a lungo. L’incertezza è il male maggiore che blocca investimenti e consumi. Qualche indicazione “concreta” la si avrà in settimana per quanto riguarda di Stati Uniti, dalla riunione Fed, dagli indici di fiducia Philly e Consumer confidence, dalle vendite al dettaglio e dalla produzione industriale. Dall’Ue cpi finale e indice Zew tedesco.

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