Non basta l’intento fraudolento per provare la simulazione
Le presunzioni fondanti l’accoglimento dell’azione revocatoria non sono necessariamente rilevanti
Per la prova della simulazione dell’atto di disposizione patrimoniale compiuto dal debitore non è sufficiente l’accoglimento dell’azione revocatoria.
È quanto deciso dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10909 del 5 maggio 2010.
Nel caso di specie, due coniugi avevano conferito le rispettive aziende individuali, con i relativi patrimoni immobiliari, in una società appositamente costituita e partecipata dagli stessi debitori. Alcuni creditori avevano, così, agito davanti alle Autorità giudiziarie per simulazione di tali atti. I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, avevano rigettato le domande proposte per carenza di interesse ad agire, in quanto gli atti di conferimento erano già stati dichiarati a essi inopponibili con l’accoglimento dell’ ...
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