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LETTERE

Per contenere la spesa pubblica, servono revisori «super partes»

Giovedì, 6 gennaio 2011

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Caro Direttore,
condivido in pieno le affermazioni del collega D’Imperio in merito alla non opportunità dell’introduzione nel nostro sistema fiscale di un’imposta patrimoniale (aggiuntiva, visto che l’ICI c’è già), se non come misura straordinaria e di breve respiro (si veda “Non è giusto tassare i patrimoni” del 23 dicembre scorso).
Il vero obiettivo dovrebbe essere il contenimento della spesa pubblica; in merito noi, come categoria, dovremmo poter dire la nostra, con molto maggior potere di influenzare le decisioni dei pubblici amministratori, rispetto a quanto avviene ora.

Mi permetto al riguardo un suggerimento.
Come categoria potremmo chiedere che i revisori degli enti pubblici territoriali fossero nominati direttamente dalla Corte dei Conti, magari da sezioni regionali appositamente rafforzate. In questo modo si garantirebbe loro una maggior indipendenza dai singoli enti e si supererebbe l’annosa questione dei controllori nominati dai controllati.

Infatti, oggi la qualità più apprezzata dei revisori degli enti pubblici è quella di “non rompere le scatole” ai vari sindaci, presidenti e amministratori. Con il risultato che chi è più “morbido” alle decisioni assunte dagli amministratori pubblici, più facilmente ottiene incarichi.
Cosa avverrebbe se la nomina dei revisori, magari con maggiori poteri ispettivi e di controllo, fosse demandata a un organismo esterno il cui principale compito sia il controllo ed il contenimento della spesa pubblica?
I colleghi più virtuosi e rigorosi riceverebbero facilmente più incarichi e gli amministratori “cicale” sarebbero prontamente smascherati.

Penso che siano questi i dibattiti con i quali più proficuamente dovrebbe impegnarsi la nostra categoria.


Stefano Selmi
Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili di Modena

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