I compensi per il fisco telematico devono essere una priorità del CNDCEC
Caro Direttore,
ho avuto modo di leggere il Tuo editoriale di ieri, così come avevo letto l’intervista pubblicata al Consigliere nazionale delegato alla fiscalità, Roberto D’Imperio.
Ho pensato a lungo prima di scrivere questa mia, ma le innumerevoli lettere che sto ricevendo dagli iscritti (sia giovani che non) mi hanno indotto a non rimandare oltre.
Hai ragione quando dici che sulla questione invii telematici la categoria non può più aspettare.
Io ritengo che per tanto (troppo) tempo la categoria ha avuto un atteggiamento di responsabilità nei confronti di un sistema fiscale che, non riuscendo a trovare negli anni un’organizzazione efficiente, ha pensato bene di fare come un’azienda particolarmente disinvolta che pensa solo a ottimizzare i propri utili: ha esternalizzato il servizio spremendo come limoni i propri fasonisti, pronta a buttarli via alla prima rimostranza o quando non ne potranno più, poiché ve ne sono sempre altri a disposizione, più freschi e disposti a farsi stritolare (se penso poi che ci fanno pure i controlli sulla qualità degli studi come fossimo loro dipendenti e ci sanzionano, mi vengono i brividi e il voltastomaco).
I dottori commercialisti (la maggior parte quantomeno) sono ormai completamente soffocati dalle continue scadenze e non riescono neppure a protestare. Non riescono a protestare anche perché sono dei professionisti e sono dei galantuomini. La protesta non è giusta e corretta per chi si ritiene, a ragione, “utile al Paese”. Ora però occorre che tutti i dottori commercialisti d’Italia prendano coscienza del fatto che la responsabilità, l’essere “gran signori”, non ha pagato affatto.
E la penalizzazione è tanto più grave per chi, soprattutto i colleghi più giovani, “gran signore” lo è nell’animo, ma certo non nel portafoglio.
Come hai sottolineato, per predisporre gli invii telematici, il compenso è pari a 17 euro se si tratta di un 730, 1 euro se si tratta di modello UNICO, per altro assai più complesso.
Diciamolo senza falsi infigimenti: tutto ciò è uno schiaffo a una categoria che, al pari del fasonista, va spremuta e poi, quando non regge più, va buttata, per trovare sempre un intermediario pronto ad immolarsi sull’altare dell’utilità al Paese.
Sarà la crisi, sarà che la corda è stata strattonata e non semplicemente tirata, ma la misura è ormai colma.
Qualcuno dice che non possiamo protestare bloccando, ad esempio, l’invio telematico dei modelli F24, perché così danneggiamo solo i nostri clienti e non il Principe Vampiro.
Io però faccio due riflessioni:
- i nostri clienti non ne possono più delle pressioni che, per il nostro tramite, ricevono da un’Amministrazione finanziaria che, non essendo capace di combattere l’evasione in modo serio, lo fa riempiendoci di adempimenti assolutamente inutili, e tutto ciò con buona pace della globalizzazione e della competizione internazionale che vede gli altri Paesi, più civili ed efficienti e con una gestione burocratica del Fisco molto più easy (chi ha avuto a che fare, per le questioni INTRA, con un Paese anglosassone come l’Inghilterra, capisce cosa voglio dire), mettere in difficoltà le imprese italiane;
- gli avvocati, quando non digeriscono qualche strano provvedimento legislativo, promuovono scioperi alle udienze che danneggiano eccome i loro clienti. Eppure nessuno pensa o dice qualcosa.
Allora, credo sia giunto il momento di far sentire la voce dei commercialisti e di tutti gli intermediari italiani.
Ritengo anche che certe battaglie vadano condotte dai sindacati, i quali devono assumersi la responsabilità del proprio ruolo.
È però altrettanto vero che l’Istituzione che ci rappresenta dovrebbe utilizzare anche a favore dei propri iscritti, con saggezza e tempestività, le enormi risorse di cui dispone e che sono presenti a bilancio ma su altri capitoli di spesa, facendo e finanziando studi per elaborare ad esempio dati che, oltre ad essere di interesse generale, possono anche servire ai sindacati per le battaglie a favore di tutta la categoria. Sono contento di leggere che a breve il nostro Consiglio nazionale tratterà, “compatibilmente con altre problematiche che si dovranno affrontare in sede di Consiglio”, anche dei compensi dei commercialisti.
Sinceramente credo, però, che ai dottori commercialisti italiani piacerebbe di più vedere la trattazione di altre tematiche compatibilmente con queste, e non viceversa.
L’Associazione che ho l’onore di rappresentare ha deciso, sin dall’uscita del recente comunicato stampa dell’Agenzia delle Entrate, che occorre dare avvio alla protesta, sperando si trasformi davvero in una valanga.
A breve verrà presentata un’iniziativa che coinvolge tutti i dottori commercialisti italiani, tutti gli intermediari e tutte le imprese schiacciate.
Luigi Carunchio
Presidente Unione Nazionale Giovani Commercialisti ed Esperti Contabili
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