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LETTERE

Formazione continua «rinviata»: e gli adempienti?

Martedì, 29 marzo 2011

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Gentile Redazione,
si sta rivelando molto interessante il dibattito innescato dall’iniziativa di alcuni Ordini di procedere a una sorta di condono per consentire il recupero di crediti formativi.
Tralascio ogni considerazione in merito alla legittimità stessa di questa “rimessione in termini” e all’opportunità o meno di trattare diversamente i colleghi a seconda del luogo di iscrizione: non sarebbe stato meglio muoversi nell’ambito di una direttiva del Consiglio nazionale?

Mi rendo perfettamente conto che l’opportunità offerta ai “ritardatari” non può che scaturire soprattutto dalla preoccupazione degli Ordini di dover iniziare a prendere in considerazione una potenziale moltitudine di procedimenti disciplinari.
Soprattutto ora che si sono definite le “pene” per gli inadempienti, il problema inizia a delinearsi in tutta la sua dimensione. E non è un caso che l’idea sia partita da Ordini con un numero rilevante di iscritti.

Tale preoccupazione la condivido pure io, avendo l’onere e l’onore di rivestire la carica di Consigliere del mio Ordine. Tuttavia, anche se rischio di andare controcorrente, ritengo non sia questa la strada giusta da percorrere, né tantomeno il corretto segnale da lanciare sia al nostro interno sia verso l’opinione pubblica e le autorità.
Sono convinto, infatti, che la formazione professionale continua non debba essere vista come un orpello o, peggio, un ostacolo alla nostra attività.
Certamente la formazione professionale continua può e deve essere migliorata nell’offerta sia in termini di quantità sia, soprattutto, in termini di qualità, possibilmente a condizioni di favore (ancor meglio senza alcun costo per l’iscritto).
In tal senso, una selezione più attenta degli eventi da proporre può essere la via giusta per puntare alla massima qualità, magari
coinvolgendo non solo la Commissione FPC ma ancor più le Commissioni di studio nelle varie discipline ovvero le Università.
E ancora, potrebbe essere più corretto suddividere i minimi dei crediti in aree tematiche per qualificare meglio le nostre specializzazioni.

Ma il punto fondamentale è il seguente: riteniamo che la formazione professionale continua sia essenziale per la categoria oppure no?
Io credo proprio di sì, perché si tratta di un’opportunità che, fra l’altro, ci dovrebbe qualificare meglio soprattutto all’esterno. Sappiamo bene quanti e quali poteri forti vorrebbero spazzare via il sistema ordinistico ed è sempre più alta la voce di chi vorrebbe eliminare la stessa figura del libero professionista.
La nostra professione, non potendo disporre di particolari esclusive professionali, è notoriamente ancora più esposta a tali attacchi.
Per marcare meglio la nostra specificità, credo che l’attuazione (seria) della formazione professionale continua possa rappresentare uno dei più importanti caratteri distintivi.

Ritengo quindi, pur nel massimo rispetto delle diverse opinioni dei colleghi, che prima di sparare a zero sulla formazione professionale continua si debba svolgere un’attenta riflessione a monte ponendosi domande esistenziali del tipo: cosa vogliamo essere e dove vogliamo andare?
Infine, un pensiero doveroso ai tanti colleghi che, invece, hanno adempiuto all’obbligo formativo nei termini fissati dalla normativa: dopo i numerosi solleciti e richiami per rispettare le norme, dovremmo adesso ammettere che al tempo si stava scherzando?


Marco Abbondanza
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Genova

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