Mediazione tributaria, bisogna investire sui giovani commercialisti
Caro Direttore,
prendo spunto dall’editoriale del 14 ottobre scorso (“I miracoli del Fisco italiano: la mediazione senza mediatore”) per fare alcune amare considerazioni.
È certo come la mediazione, intesa come tentativo di conciliazione obbligatorio da dover esperire prima di promuovere un ricorso giurisdizionale avanti un giudice terzo, potrebbe essere uno strumento fortemente deflattivo del contenzioso sia in ambito “civile” sia in quello “tributario”, soprattutto nel momento in cui non viene strutturata come un “ricorso amministrativo”.
È altrettanto certo come il mediatore per eccellenza sia il dottore commercialista che nell’esercizio della propria professione trova, in ogni momento, situazioni da dover conciliare, e ciò accade ancora più spesso nei piccoli centri come il mio dove, dopo il parroco, tutti ricorrono al proprio commercialista di fiducia per poter “mediare” problematiche di ogni tipo.
E allora, se condividiamo queste certezze, la conseguenza logica è che il commercialista, come mediatore, può assumere (oltre a tutte le altre) una funzione di utilità pubblica dal valore inestimabile.
Eppure, con grande rammarico e amarezza, attualmente vedo che:
- la mediazione in ambito civile, introdotta dall’ex ministro Alfano e fortemente sponsorizzata dalla nostra categoria, oltre ad averci fatto spendere mediamente 700 euro per la partecipazione a un corso necessario e obbligatorio per poter diventare mediatori, non ci sta portando grossi risultati e, anzi, sembra che ci sia una forte volontà di boicottarla;
- nella mediazione in ambito tributario non siamo assolutamente considerati, arrivando all’assurdità che il ruolo del mediatore viene attribuito agli uffici dell’Agenzia delle Entrate, che sono al tempo stesso parti in causa.
Ma allora, che ci sia detto chiaro: vogliono che la mediazione diventi uno strumento efficace e capace di deflazionare il contenzioso oppure no? Qualora si puntasse a una risposta positiva, il Legislatore dovrà necessariamente investire di più sulla figura del dottore commercialista, e in particolare su quella del giovane dottore commercialista, in quanto volenteroso, competente, disponibile ad accettare incarichi meno remunerativi (basti vedere le tariffe del mediatore in ambito civile) e, essendo ad inizio carriera, ancora più propenso e disponibile ad ascoltare i problemi della gente e a farsene carico per trovare una condivisa conciliazione, che eviti contenziosi costosi in termini economici e, soprattutto, sociali.
Ho scoperto da Wikipedia che le tracce più antiche di annotazioni di carattere contabile sono costituite dalle tavolette di argilla usate dai Sumeri; caro Direttore, anziché augurare buona fortuna al Legislatore, dobbiamo augurarci che lo stesso non abbia travisato la parola in “somari”, perché in questo momento ci sta trattando alla stessa stregua. Auguriamoci che il Legislatore si accorga una volta per tutte che c’è un esercito di professionisti, con una grossa componente giovanile, che ha voglia di fare e attende di essere coinvolto e valorizzato.
Luigi Mancinelli
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Macerata e Camerino
Componente Collegio dei Probiviri UNGDCEC
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