Per cambiare davvero le cose, difendiamo «pro bono» i contribuenti vessati
Caro Direttore,
da tempo sostengo la preminenza, nel ruolo del Dottore Commercialista, della funzione di difensore e patrocinatore tributario e lo spunto del collega Guarnerio (si veda “Per mettere bollini blu bisogna prima averli”) è un prezioso assist per sottolineare, con orgoglio, questa attività necessaria di difesa.
È vero che l’art. 97 della Costituzione afferma l’imparzialità della Pubblica Amministrazione, ma forse tale qualità si attenua quando a gestire la res publica sono Agenzie che hanno, addirittura, obblighi di bilancio autonomo e premio di produttività.
Non per nulla, il complesso delle norme sul processo tributario, in molti articoli del DLgs. 546/1992 – e sono ormai trascorsi vent’anni – afferma che, dinanzi al giudice fiscale, vi sono le parti.
E come ci insegna la storia, in particolare nel rapporto con il Fisco, “le parti” ci provano dai due lati della barricata.
Ha perfettamente ragione Guarnerio nel sottolineare, stupito, che tutti i giorni vengono emessi 1.000 provvedimenti, e ora con l’accertamento esecutivo saranno almeno 1.500, di cui almeno la metà sbagliata o infondata o travisata.
Esigenze di gettito e presunzione di eccezionale pericolosità sociale del mancato versamento di imposte, che non sempre equivale ad evasione, portano ad esasperare il rapporto tra cittadini e quel Moloch incombente e incomprensibile che sono “le tasse”.
La nostra categoria, invece di lamentare la misura dei rimborsi per l’invio telematico delle dichiarazioni, dovrebbe impegnarsi nella difesa, al limite senza remunerazioni significative, dei contribuenti vessati da un Fisco certamente eccessivo, nelle forme, nelle richieste e nelle azioni.
Così come negli U.S.A. sono famosi gli “avvocati di strada” che difendono pro bono soggetti che, altrimenti, non si accosterebbero al mondo legale, possiamo stimolare la creazione di organismi di “dottori commercialisti di strada” che difendano pro bono (personalmente l’ho già fatto e sono pronto ad ampliare le prestazioni) i cittadini dalle pretese dell’Agenzia che, a volte, eccede nell’immedesimarsi nella posizione di parte.
Questo soprattutto nell’ottica di contribuire a riformare il complesso, forse degenerato, del contenzioso tributario (di dimensioni oggi superiori ad un milione di vertenze) e consentire, per i casi significativi, che la quinta sezione della Cassazione possa pronunciarsi in tempi ragionevoli e non dopo almeno cinque anni.
Un’azione del genere potrebbe essere più efficace dei conclamati, scarsamente sentiti, scioperi della categoria e attribuirci quelle patenti di merito che pretendiamo.
Alberto Arrigoni
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano
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Caro Collega,
credo che tanto gli scioperi degli invii telematici, quanto i patrocini tributari a favore del cittadino, possano essere, pur nella loro oggettiva diversità di approccio, strumenti idonei a richiamare l’attenzione su un malessere che è oggi avvertito innanzitutto da chi, come i commercialisti italiani, vive le crescenti problematiche del Fisco sia come contribuente, sia come operatore del settore.
Il punto, prima che la scelta del mezzo di protesta, risiede nel modo con il quale lo si propone.
Si può essere sterilmente lamentosi e totalmente autoreferenziali, ricorrendo a frasi fatte e luoghi comuni che ottengono soltanto il risultato di rafforzare, nell’opinione pubblica e negli interlocutori istituzionali, il convincimento di avere di fronte proprio ciò che si vorrebbe dimostrare di non essere.
Oppure si può essere professionali e convincenti anche nella protesta, partendo da numeri e ragionamenti non scontati.
Questo secondo approccio richiede indubbiamente molta più umiltà e fatica, ma è l’unico che professionisti seri, interessati a tutelare l’immagine della categoria a cui appartengono, possono pensare di percorrere.
Siamo perfettamente d’accordo con te nel dire che proprio questo ha fatto Giampiero Guarnerio con il suo intervento dell’altro giorno e, non a caso, oggi rilanciamo ed esplodiamo ulteriormente i suoi ottimi spunti (si veda “Arriva la mediazione tributaria, ma le statistiche sul contenzioso dicono altro”), nella consapevolezza che, se rimane difficile in assoluto riuscire a cambiare le cose, di certo sarà un po’ meno difficile con la forza delle idee, di quanto possa esserlo con la sola forza degli strilli.
Enrico Zanetti
Direttore Eutekne.Info
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