Illegittimo il demansionamento del lavoratore che rifiuta il trasferimento
Per la retrocessione della posizione lavorativa è necessaria una situazione aziendale che comporti il concreto rischio di licenziamento
Il rifiuto di un lavoratore ad essere trasferito, per contrazione di attività nella sede abituale, non può essere utilizzato dal datore di lavoro per giustificarne il demansionamento. Inoltre, non è sufficiente neppure l’eventuale consenso del lavoratore a svolgere mansioni inferiori, poiché tale provvedimento può essere giustificato solo in presenza di una reale situazione che renda concreta una prospettiva di licenziamento.
Questo è quanto ha ribadito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 5780 di ieri, 12 aprile 2012.
Nel caso di specie, la Corte d’Appello confermava la sentenza di primo grado, con la quale veniva accolta la domanda di un lavoratore volta ad ottenere il riconoscimento dell’illegittimità del demansionamento subìto, nonché il diritto al risarcimento
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