Le lettere dell’Agenzia? Inviate senza alcun controllo preventivo
Caro Direttore,
sono uno dei tanti fortunati professionisti che annovera tra i suoi clienti soggetti che hanno ricevuto la letterina di Babbo Natale con qualche mese di ritardo. Mi riferisco alla comunicazione dell’Agenzia delle Entrate che invita a valutare la congruità di spese e redditi relativi al periodo d’imposta 2011.
Il cliente (un buon cliente) mi telefona sul cellulare alle ore 22.25 (esatto: le dieci e mezza di sera) dopo che, rientrato a casa, legge allarmatissimo la missiva che inizia con “gentile contribuente”. Innanzitutto lo tranquillizzo, soprattutto sapendo il reddito che da sempre dichiara (il famoso RN1 oscilla cada anno tra i 115 e di 130mila euro).
Quindi gli chiedo di inviarmi l’indomani con fax la letterina.
Ebbene, leggendola e soprattutto verificando gli “indizi” di evasione indicati dell’Agenzia, vengo assalito dallo sconforto totale, incapace di capire, da professionista e forse ancor più da contribuente, come l’Amministrazione finanziaria, pur in possesso di milioni di dati, riesca a farne uso in maniera così “inefficace”.
Proprio in ragione di questa mia diretta esperienza, notevole perplessità hanno suscitato in me anche alcune delle affermazioni del Direttore Luigi Magistro, nell’intervista pubblicata da Eutekne.Info lo scorso 1° giugno (si veda “Magistro: «La lettera dell’Agenzia non è un avviso di accertamento»”).
In particolare, quelle riguardanti il fatto che le lettere si baserebbero su informazioni certe presenti nella banca dati dell’Agenzia; che queste spese eccedono in maniera sensibile il reddito che risulta dalla dichiarazione; che riguardano contribuenti con redditi dichiarati microscopici e non dichiarazioni da centinaia di migliaia di euro di reddito imponibile; che non parliamo di spese di qualche centinaio di euro, ma di decine e centinaia di migliaia di euro e, in più, non sono spese sostenute 10 anni fa, ma del 2010.
Stiamo ai fatti e ai numeri, almeno per quanto riguarda la mia esperienza.
Ad un contribuente che per il 2010 ha dichiarato orientativamente 134.000 euro (negli anni precedenti è sempre stato over 100.000) viene contesta la “non congruità” con detto reddito di alcune spese che, secondo il convincimento del Direttore Magistro, dovrebbero essere “spese non di qualche centinaio di euro, ma di decine e centinaia di migliaia di euro”.
Spulciato il quadro P, verifico ogni singola spesa del 2010 indicata nella lettera e sono costretto a riscontrare tante inesattezze.
Mi rendo conto, in pratica, che la missiva è stata inviata come avviene per gli “avvisi bonari”: nessun controllo preventivo, ma solo il risultato freddo e asettico di un programma “made in Sogei” che non riesce ad abbinare neppure i più semplici ravvedimenti di tributi.
Ecco le spese significative barrate nella lettera con la “X”, con a fianco la “verità”:
- acquisto fabbricato: falso; avvenuto nel 2008 e comunque i fondi provengono dalla stipula di un mutuo e soprattutto dalla vendita pochi mesi prima (quindi con incasso di soldi, tuttavia non considerati) della precedente abitazione (tutto rintracciabile nel cassetto fiscale del contribuente);
- mutuo: vero. Rate (cap.+int.) pagate nel 2010 24.000 euro;
- collaboratore domestico: vero; circa 8.000 l’anno;
- polizze assicurative: vero; appena 1.283 euro;
- contributi previdenziali: vero; 7.000 euro per Cassa di previdenza professionale
- conferimento denaro in società: falso; avvenuto nel 2008 e riferito alla costituzione di studio associato professionale con versamento di capitale per l’astronomica somma di 500 euro (dato rintracciabile nel cassetto fiscale del contribuente).
Ricapitolando, dunque, e considerando nel 2010 anche i dati riferiti al 2008, il soggetto in questione avrebbe sostenuto complessivamente spese per appena 41mila euro circa, a fronte di un reddito dichiarato (direi non “microscopico”) di oltre 130mila euro.
E che dire del richiamo alla legge sulla privacy (per dati che attengono allo stesso destinatario della lettera): “Per tutelare la sua riservatezza, nel prospetto non è precisato l’ammontare delle spese rilevate dalle banche dati dell’Agenzia, nel presupposto che le siano certamente note, in quanto relative alla recente annualità 2010”. Salvo poi chiedere, l’Agenzia, tramite posta elettronica o a mezzo telefono (cioè strumenti che non garantiscono maggiore tutela della privacy delle lettere recapitate), la segnalazione di errori o incongruenze rilevate nel prospetto riepilogativo delle spese.
Si fa davvero fatica a vedere in queste lettere “un elemento di civiltà” e vi è da credere che, ben lungi dall’essere apprezzato, anche negli altri Paesi genererebbe i dubbi e le apprensioni che sta generando in Italia.
È da due giorni che mi guardo allo specchio: avete presente quella barzelletta del camionista in autostrada che, sentendo per radio l’avviso che c’è un pazzo che guida contromano, esclama: “Uno? Ma qui sono tutti pazzi!”.
Ecco, l’Italia, in fatto di diritti civili, somiglia sempre più a quel pazzo.
Sandro La Ciacera
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano
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Caro Collega,
la questione è quantomai sentita.
Abbiamo ricevuto molte “lettere sulle lettere” e siamo stati chiamati ad esprimere il nostro punto di vista su diversi quotidiani generalisti e in alcune note trasmissioni radiofoniche.
Su queste pagine abbiamo invece preferito dare spazio ai vertici dell’Agenzia delle Entrate, con l’intervista che hai richiamato, nella convinzione che un dialogo è assai più proficuo per tutti di quanto possano esserlo invece due monologhi separati.
Siamo grati al Direttore Luigi Magistro per la disponibilità e siamo convinti della sua assoluta buona fede anche in quelle risposte che forse rispecchiano più l’intenzione teorica di partenza dell’operazione che la sua attuazione pratica a consuntivo.
L’impressione è che in effetti vi sia in quelle lettere una percentuale di errori più elevata di quella che si potrebbe definire serenamente marginale, così come non sembrerebbero pochi i contribuenti che le hanno ricevute pur avendo dichiarato redditi tutt’altro che microscopici.
Il punto è che, per come Eutekne e tutti i commercialisti italiani sono abituati a lavorare, le impressioni stanno a zero e servono fatti documentati.
La tua lettera è stata analitica nella descrizione dei “conti che non tornano” e per questo ti ringraziamo sentitamente, invitando al contempo tutti coloro che hanno situazioni analoghe a fare altrettanto, scrivendoci.
Non potremo ovviamente pubblicarle tutte, ma le leggeremo con quella attenzione che non potremo riservare a chi, non volendo perdere tempo egli stesso nello scrivere, si limiterà a lamentele generiche.
E, dopo aver letto, segnaleremo a chi di dovere tutti i casi documentati, facendo un favore tanto ai contribuenti e ai colleghi, quanto all’Amministrazione finanziaria.
Per i puri e semplici sfoghi, con accuse talvolta deliranti e comunque generiche, che in quanto tali fanno tra l’altro più male alla credibilità di chi le lancia che non a quella di chi le riceve, rivolgersi altrove.
Enrico Zanetti
Direttore Eutekne.Info
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