Torniamo a un clima di certezza delle scadenze
Caro Direttore,
mi permetta di esprimere piena approvazione e condivisione per le affermazioni del collega Alessandro Cerati dell’Ordine di Milano in merito agli studi di settore, apparse su Eutekne.info qualche giorno fa (si veda “Gli studi di settore sono solo un comodo rubinetto per sistemare il bilancio statale”).
Il collega individua esattamente il punto: dobbiamo pretendere e ottenere il rispetto dei tempi normativi. Dobbiamo pretendere tempi certi in materia tributaria. Dobbiamo avere a disposizione gli strumenti per lavorare e per programmare il lavoro già a partire dall’inizio del periodo d’imposta successivo a quello in cui andiamo a compilare bilanci e dichiarazioni. Lo dicono autorevoli voci, una tra tutte quella del Dottor Rizzardi che lo ha ribadito più volte, lo dice il buon senso e lo esige la certezza del diritto (tributario), che in questo Paese sembra venir meno ogni giorno di più.
Continuare a discutere di proroghe, palliativi e strumenti per “compensare” ritardi e inefficienze della Pubblica Amministrazione significa soltanto avallare questo stato di caos normativo e aprire la strada ad errori e incertezze: l’esatto opposto della strada della compliance che, a parole, l’Agenzia delle Entrate afferma di voler percorrere.
Ho letto anche la mozione del Consiglio nazionale intitolata “Dateci il tempo di lavorare”, alla quale probabilmente, Direttore, ha attivamente partecipato anche Lei. Sinceramente, la trovo una mozione incompleta: è sicuramente importante avere un termine fisso tra la messa a disposizione degli strumenti per la compilazione delle dichiarazioni e il termine dei versamenti ma, così facendo, non si elimina il problema alla radice, nel senso che i tempi per l’Agenzia delle Entrate rimangono “liberi”.
Se l’Agenzia terminasse l’elaborazione degli strumenti, poniamo il caso, il 30 giugno, le scadenze sarebbero, magari, il 30 luglio o il 30 agosto? Dovremmo confrontarci con la clientela nel mese di agosto?
Non penso che le “scadenze mobili” sarebbero in grado di risolvere i nostri problemi di lavoro. Al contrario. Si continua a posticipare le scadenze: le scadenze vanno anticipate e il tempo per la compilazione delle dichiarazioni e degli studi di settore deve essere ampio, se vogliamo lavorare bene.
Bisogna avere il coraggio e la forza di opporsi a questo modo di operare del Ministero e dell’Agenzia. Bisogna smetterla di chiedere proroghe o di inventarsi strumenti per sopperire ai ritardi del Ministero; dobbiamo, invece, chiedere il rispetto dei tempi per lavorare, dello Statuto del contribuente e delle norme tributarie. Dobbiamo tornare ad un clima di certezza delle scadenze. Se c’è una scadenza al 16 giugno, il Ministero e l’Agenzia devono rispettarla, con tutto ciò che ne consegue in termini di elaborazione tempestiva degli strumenti.
Non è un Paese civile quello in cui la circolare esplicativa per la compilazione degli studi di settore (e, dunque, delle relative dichiarazioni) viene rilasciata a scadenza dei versamenti già avvenuta. Mi associo al collega Alessandro Cerati e alle sue considerazioni e richieste, e mi aspetto che altri colleghi inizino ad unirsi a questo coro, per adesso “minoritario”.
Federico Sarti
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Prato
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