Studio di Bankitalia: l’aumento dello spread ha «pesato» sui tassi dei prestiti bancari
L’aumento dello spread Bpt-Bund ha avuto un effetto “significativo” sui tassi dei prestiti delle banche a famiglie e imprese oltre che un impatto “negativo diretto sulla crescita” degli impieghi e la redditività delle banche. Lo si legge in uno studio pubblicato dalla Banca d’Italia. Con uno spread ai livelli pre-crisi, i tassi per imprese e famiglie sarebbero più bassi di 170 e 120 punti.
La ricerca invita comunque a “essere cauti” sulle implicazioni per “la stabilità finanziaria derivanti dalla crescita dello spread”. Il costo per ripagare il debito a carico di famiglie e imprese infatti è frenato da diversi fattori: ad esempio, il tasso Euribor a 3 mesi, utilizzato per la gran parte dei mutui a tasso variabile in Italia, che è sceso a minimi storici nel 2012 abbassando così “i pagamenti dei finanziamenti in essere”.
Inoltre, il livello generale di indebitamento di famiglie e imprese nel nostro Paese è limitato nel confronto internazionale e questo contribuisce ad attenuare i costi.
Infine, l’analisi si riferisce ai nuovi finanziamenti e quindi gli effetti negativi si vedrebbero pienamente solo “in caso di aumento permanente degli spread”.
In ogni caso lo studio mette in evidenza come l’aumento temporaneo di 100 punti base dello spread in un dato trimestre fa crescere i rendimenti dei depositi di 40 punti e di 100 quelli dei Bond. Sui tassi dei nuovi finanziamenti, invece, l’impatto è di 50 punti per i prestiti alle imprese e di 30 per quelli alle famiglie sui mutui. Nel caso in cui la crescita dello spread duri un intero anno, i tassi salirebbero a 100 punti per le aziende e 80 per i mutui.
Infine, lo spread contribuisce al credit crunch, colpendo “in maniera diretta i volumi dei prestiti” al di là di quello indiretto derivante dalla crescita dei costi del credito. L’innalzamento del differenziale, infatti, ha “bruciato” un 2% di crescita dei prestiti degli istituti di credito a famiglie e imprese. (Redazione)
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