Banca Mondiale: Italia al 73° posto nella classifica sulla facilità di fare impresa
In Italia è difficile fare impresa, ma soprattutto è molto costoso avviarne una, soprattutto per le spese notarili, pari al 70% dei costi totali da sostenere. A descrivere quella che il Ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca chiama una “tassa da rentier” è l’ultimo Rapporto della Banca mondiale, Doing business in Italia 2013, contro il quale si scagliano però gli stessi notai, che parlano di “dati inesatti” e molto gonfiati.
Il rapporto pone l’Italia al 73° posto nella classifica mondiale sulla facilità di fare impresa (prima è Singapore), è stato presentato ieri in due distinti appuntamenti, in una sala della presidenza del Consiglio e alla Banca d’Italia. Prendendo in esame 13 città (Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catanzaro, L’Aquila, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Potenza, Roma e Torino) e 7 porti (Genova, Trieste, Napoli, Catania, Taranto, Gioia Tauro e Cagliari), lo studio mette in fila tutti gli ostacoli ormai noti che imprenditori e aspiranti tali devono superare ogni giorno, dagli oneri fiscali (68,3% dei profitti) al tempo speso per i vari adempimenti (269 ore totali).
La notizia positiva, però, è che ci sono “miglioramenti” rispetto alle performance registrate del 2005.
Cinque gli indicatori messi sotto la lente: l’avvio d’impresa, l’ottenimento dei permessi edilizi, il trasferimento di proprietà immobiliare, la risoluzione di dispute commerciali e il commercio transfrontaliero marittimo. “Anche se nessuna città eccelle in tutti gli indicatori, esistono buone pratiche in molte delle città analizzate”, riconosce la Banca mondiale. A ben guardare, tuttavia, in molti casi l’Italia è in difficoltà: l’unico indicatore in cui viene superata la performance media europea, infatti, è il trasferimento di proprietà immobiliare, con tre procedure, 24 giorni e un costo pari al 4,5% del valore della proprietà, contro 5 procedure, 28 giorni e 4,6% della media europea. Negli altri quattro indicatori, invece, l’Italia è molto indietro.
Particolarmente grave, secondo il Ministro Barca, è la voce relativa all’avvio di un’impresa, su cui il governo ha lavorato molto nel decreto Sviluppo all’esame del Senato.
Secondo il rapporto, infatti, è vero che i tempi per mettere su un’azienda sono assolutamente accettabili (con l’eccellenza di Milano, Padova e Roma con appena sei giorni), ma sul lato dei costi non ci siamo: tutte e 13 le città prese in esame sono enormemente al di sopra della media, con costi che superano il 12% del reddito pro capite, contro il 4,5% della media OCSE. In particolare, secondo la Banca mondiale, oltre il 72% di questi costi sono rappresentati da spese notarili: i notai, però, non ci stanno. Eliana Morandi, notaio di Rovereto, che è proprio uno dei referenti contattati dalla Banca mondiale per la realizzazione dello studio, parla di “dati totalmente inesatti”. “Il rapporto - spiega Morandi - non prende in considerazione i dati oggettivi inviati dai referenti e l’abbiamo più volte segnalato”. Il notaio, a conferma della propria posizione, cita recenti articoli di stampa da cui si evince che “i costi notarili per le srl e le srl semplificate ammontano a circa il 10% del totale”.
Quale che sia la verità, sia il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sia il direttore generale Fabrizio Saccomanni hanno posto l’accento sulla necessità di proseguire sulla strada delle riforme e, soprattutto, di mettere realmente in atto quelle già varate. (Redazione)
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