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L’IMU «frutta» un gettito complessivo di oltre 3,3 miliardi

/ REDAZIONE

Venerdì, 23 novembre 2012

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Le abitazioni principali, per le quali il pagamento dell’IMU 2012 è minore di quanto pagato di ICI nel 2007, sono “il 74% in termini numerici ed il 50% in termini di rendita”. È uno dei dati che emerge dal rapporto “Gli immobili in Italia 2012”, curato da Dipartimento delle Finanze e Agenzia del Territorio con la collaborazione di Sogei e presentato ieri alla Camera. Per le prime case, l’incidenza dell’IMU è inferiore a quella dell’ICI “per rendite catastali basse, fino a circa 660 euro, mentre per rendite superiori l’IMU risulta più elevata”. L’importo medio IMU per abitazione principale è pari a 206 euro, per un gettito complessivo che supera i 3,3 miliardi. Proiezione su base annua che sale a un totale di poco oltre i 18 miliardi, per un importo medio di 761,50 euro, includendo anche gli altri immobili (esclusa, però, l’imposta versata su aree fabbricabili e terreni).

Inoltre, dal rapporto emerge che il 59% dei contribuenti italiani, 24,6 milioni, è – dati riferiti al 2010 – proprietario di immobili o di quote di immobili, numero in aumento di 300mila rispetto all’anno prima. Ancora, 24,2 milioni sono i contribuenti sono proprietari di immobili ad uso abitativo: per l’81% sono dipendenti o pensionati e il valore imponibile potenziale IMU dei loro immobili è pari al 72% del totale. L’importo medio versato dell’IMU “è crescente al crescere del reddito e al crescere dell’età del contribuente”. Il 54,8% del gettito complessivo è versato nel Nord d’Italia, il 27,1% al Centro, il 18,1% al Sud. Se si guarda invece all’importa media versata, essa risulta maggiore al Centro, con circa 746 euro, rispetto ai 682 euro del Nord ed 441 euro del Sud. Analizzando, infine, per le principali città italiane, il gettito IMU in relazione alle zone (centrali, semicentrali, periferiche, suburbane e rurali), il rapporto evidenzia “il permanere di sperequazioni che possono solo essere corrette attraverso la revisione delle rendite catastali”, come previsto dalla delega fiscale all’esame del Parlamento.

Sempre ieri, il Ddl. delega fiscale è approdato all’Aula del Senato e sono subito emerse le prime frizioni. Il Tesoro è ottimista e prevede l’ok definitivo da parte del Parlamento entro “la prima metà di dicembre”, ma resta il nodo dell’accorpamento delle Agenzie fiscali. È verosimile che il Governo, all’inizio della prossima settimana (martedì) presenti un maxiemendamento, stralciando il rinvio da dicembre 2012 a giugno 2013 dell’accorpamento deciso dalla Commissione Finanze, e ponga la fiducia. Serpeggia però un certo malcontento, soprattutto nel Pdl, ma anche nelle altre forze della maggioranza. Il Tesoro sarebbe deciso a mantenere il progetto, ma bisognerà vedere che cosa deciderà il Governo nella sua collegialità da qui a martedì. La sensazione è che, a ridosso della campagna elettorale, sia sempre più complicato contenere i malumori.

Il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani ricorda che a Palazzo Madama è stata reintrodotta la delega per la “carbon tax” e sono stati accorciati i tempi di attuazione; per il sottosegretario “le modifiche apportate non cambiano l’impianto della delega”, ma tace sulla questione delle Agenzie fiscali che ha visto anche al Senato, come già era successo alla Camera, Governo e Parlamento in contrapposizione. E il relatore, Giuliano Barbolini del Pd, auspica che “il Governo voglia tenere conto del pronunciamento unanime della Commissione: non c’è bisogno di forzature”. Sulla stessa linea il presidente della Commissione Finanze, Mario Baldassarri del Terzo Polo. (Redazione)

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