La riduzione della soglia per l’utilizzo del contante, da sola, non basta
Gentile Redazione,
nei giorni scorsi – per qualche ora – la “War on Cash” (guerra al contante) ha ritrovato le prime pagine dei giornali, quando il Ministro dell’Economia ha ribadito l’importanza della tracciabilità delle transazioni.
La riduzione della soglia per l’utilizzo del contante è una tipologia di provvedimento (prevista dall’art. 49 del Decreto Antiriciclaggio, anche per gli strumenti di pagamento non tracciabili) che periodicamente ritorna in auge, riaprendo una serie di dibattiti sia sugli effetti che sulla sua utilità. Purtroppo, come spesso accade, i “singoli” interventi, non contestualizzati, non sempre portano agli effetti sperati, anzi, al contrario, possono innescare fenomeni opposti.
Se osserviamo il dispositivo “madre”, esso fa riferimento all’antiriciclaggio, ovvero la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo: quindi, la capacità di aumentare la tracciabilità delle movimentazioni finanziarie si correla direttamente a quella di ridurre i complessi e creativi fenomeni “gravi” legati alle organizzazioni con finalità criminali e terroristiche. Negli ultimi anni, però, il legislatore ha più volte utilizzato l’impianto del DLgs. n. 231/2007 in altri ambiti, per contenere l’evasione fiscale e per razionalizzare le uscite della Pubblica Amministrazione, ma anche per una migliore ed attenta attività di monitoraggio nella gestione degli appalti.
Sta di fatto che dal 2007 ad oggi la soglia all’uso del contante e dei titoli al portatore, attraverso diversi provvedimenti, è stata abbassata fino a raggiungere (in Italia) quella dei mille euro. Sebbene sia vero che – in effetti – negli altri Paesi il volume di contante circolante sia inferiore, è altrettanto opportuno effettuare alcune considerazioni di carattere culturale e sociologico per poter prevedere alcuni effetti “reali” di tali provvedimenti.
In primis, se si abbassasse al di sotto dei 500 euro, probabilmente avremmo un problema con la circolazione della corrispondente banconota, in Italia diventerebbe vietato utilizzarla: e cosa ne penserebbero la Commissione, l’Unione europea e la BCE? Rischieremmo un procedimento di infrazione?
Peraltro, siamo un popolo di risparmiatori tradizionali (quelli che i denari messi da parte preferiscono tenerli sotto il materasso, in vista di spese impreviste) e, nelle generazioni di maggiore età, con un livello tecnologico e di informatizzazione non “proprio” elevatissimo. Infatti, è purtroppo accaduto che le persone, soprattutto le più anziane, poco avvezze agli strumenti elettronici di pagamento (carte di credito, bancomat, ecc.) abbiano avuto in queste limitazioni un corrispondente disagio “operativo”, che spesso le ha inibite a spendere, complice anche la crisi.
D’altro canto, chi la facoltà di spesa l’aveva conservata (come ad esempio i turisti stranieri), piuttosto che soggiacere ai limiti italiani, ha preferito andare all’estero, con la conseguenza che il profitto dei commercianti si è, di fatto, spostato fuori confine (esattamente come le tasse non pagate nel nostro Paese). È nota a molti la notizia di una nota marca che ha incrementato i propri profitti in un negozio in Germania, mentre il negozio di Milano ha avuto un calo proporzionale! Fenomeno non dissimile da quello accaduto al settore della nautica, in cui i proprietari di barche (non volendo essere controllati, a torto o ragione) si sono spostati di pochi chilometri fuori confine, per evitare i controlli, impoverendo, loro malgrado, le nostre località turistiche.
Se la riduzione della soglia sull’uso del contante puntava a fare emergere gli illeciti di evasione fiscale, non sembra che siano stati considerati alcuni aspetti: innanzitutto, che il fenomeno evasivo, oggigiorno, non è mai isolato, ma al contrario viene effettuato su filiere molto lunghe che iniziano e si concludono “senza fattura”, trovando comunque in qualche modo come “ovviare” ai limiti imposti. Siamo certi che percentualmente l’evasione fiscale si sia ridotta grazie all’abbassamento della soglia dell’uso del contante? Forse le entrate sono aumentate in considerazione delle sanzioni per le infrazioni ex art. 51.
A questo punto, sarebbe opportuno pensare a soluzioni che prevedano una sostenibilità sia sociale che economica, più organiche ed inserite in un quadro di riforma più ampio.
Una di queste, ma certamente non l’unica, potrebbe essere di prevedere in accoppiamento ad una riduzione impositiva – quindi, di fatto, con un sistema premiante – la riduzione o addirittura eliminazione (con sanzioni significative, nel caso di infrazione) dell’uso degli strumenti di pagamento non tracciati (e quindi anche il contante) nel rapporto B2B (commerciale tra soggetti con partita IVA) e B2G (nei confronti della P.A.), così da arginare gli abusi e le perdite di informazioni utili per la ricostruzione dei grandi movimenti di valore.
Nello stesso tempo – quindi, con la medesima norma, anche per dare stimolo all’economia – razionalizzare (ovvero potendo anche aumentare) la soglia di uso del contante nei rapporti tra le persone e nel B2C (ovvero con i dettaglianti), ipotizzando anche un incentivo all’uso di strumenti elettronici di pagamento (ad esempio, riducendo i costi di accesso alle carte elettroniche ovvero dotando gratuitamente ogni cittadino di una carta di pagamento in sostituzione del contante). In questo modo, si interverrebbe applicando il principio di Pareto (detto anche “legge 80/20”), creando un sistema dissuasivo da un lato e premiante dall’altro, che potrebbe trovare anche la collaborazione delle imprese e dei cittadini.
È, quindi, comprensibile e condivisibile la preoccupazione del legislatore, ma la soluzione dovrebbe essere calata nella nostra realtà sociale e culturale, sia per poter raggiungere gli obbiettivi sperati, sia per creare meno disagio alle persone, ma anche per non alimentare la percezione di paura nello spendere che, assieme alla situazione di crisi, contribuisce a deprimere gli acquisti e quindi la nostra economia.
A quel punto, il gioco varrebbe la candela?
Manlio d’Agostino
Consulente di Business and Financial Intelligence – Economista @ BASC Università Milano Bicocca
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