Operazioni inesistenti, la prima prova spetta al Fisco
Solo una volta forniti gli elementi, l’onere probatorio si sposta sul contribuente, che deve dimostrare effettività e inerenza dell’operazione
La Cassazione, con la sentenza 27840 di ieri, è intervenuta nuovamente in materia di operazioni inesistenti, confermando il suo consolidato orientamento secondo cui, ai fini della dimostrazione dell’inesistenza delle operazioni, l’onere probatorio ricade prioritariamente sul Fisco, il quale deve fornire idonei elementi, anche presuntivi, tesi a provare che le operazioni in contestazione non sono state effettivamente poste in essere. Soltanto dopo aver allegato tale dimostrazione, l’onere probatorio si sposta sul contribuente, che deve esibire, quindi, gli elementi a riprova dell’esistenza delle operazioni stesse.
Dal tessuto motivazionale della pronuncia emerge che la tenuta delle scritture e dei documenti contabili, utilizzati per la presentazione delle dichiarazioni ...