La violazione antiriciclaggio non può essere di per sé sempre gravissima
Egregio Direttore,
si fa un gran parlare dell’antiriciclaggio, ma non ho ancora sentito sviscerare da nessuno il reale aspetto problematico di questa normativa: il fatto che sono ipotizzabili sanzioni apodittiche per violazioni formali senza nessuna pericolosità, che vengono trattate alla stessa stregua di altre situazioni ben più pericolose.
Siamo tutti d’accordo che è giusto svolgere una funzione di contrasto al crimine, il punto è che questo:
- non può tradursi in un aggravio enorme, gratuito e sproporzionato di adempimenti del professionista;
- non può effettivarsi in sanzioni spropositate quando manca completamente la pericolosità sociale del fatto presupposto.
Se un professionista sbaglia nel non annotare a registro o non identificare bene un parente che conosce da sempre, persona che non commette alcun reato, fiscale o di riciclaggio o di terrorismo, non può essere sanzionato nella stessa maniera di chi consapevolmente e/o maliziosamente omette di registrare o identificare il boss mafioso titolare effettivo della ditta che si nasconde dietro ad un prestanome.
La violazione antiriciclaggio deve essere sanzionata duramente quando è legata a un effettivo crimine commesso da qualcuno, non può essere di per sé sempre una violazione gravissima, e deve portare a sanzioni simboliche o nessuna sanzione quando essa resta fine a se stessa senza nemmeno la possibilità di procurare un danno sociale.
In Italia come al solito si tende a colpire durissimamente aspetti prodromici legati a fattispecie delittuose senza distinguere se sono realmente legate a dei reati o meno, infischiandosene del fatto che poi – a rigore di legge – questo comporta che andrebbero massacrati di sanzioni abnormi soggetti colpevoli solo di non aver annotato nel registro il vecchio innocuo zio pensionato. Ma non si può legiferare confidando che poi i verificatori chiudano loro un occhio nei casi più stridenti, questo andazzo legislativo deve terminare e lo si può fare solo con una presa di coscienza generale di quanto sia errato in linea di principio operare così.
Credo che la nostra categoria dovrebbe prima di tutto prendere coscienza di questi aspetti sottaciuti e poi lottare per diffondere e far valere questi principi, non accontentarsi di piccole riduzioni di sanzione o di spostare i controlli da un ente ad un altro.
Alessandro Zandarin
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso
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